Caso Malpensa: che c'entra Alitalia con il mercato?

settembre 27, 2007


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

vanityfair_logo_red
da Peccati Capitali

Non si possono servire due padroni: questa è la morale della vicenda Malpensa. Sostenere che debba essere uno hub intercontinentale in base a ragioni di mercato, soddisfare i clienti dell’area più produttiva del Paese che vogliono andare in America o in Cina senza perdere come minimo tre ore per cambiare aereo a Parigi o a Londra. E al tempo stesso chiedere che sia la compagnia di bandiera a farlo.

È palesemente chiedere ai poteri politici di modificare le strategie di un’azienda di Stato in nome di una convenienza di mercato. Per una compagnia di bandiera, la priorità è un’altra, è piantare la bandiera dove c’è il potere politico, soddisfarne i referenti locali e sindacali. Già quindici anni fa, dal piano per la privatizzazione della Sea, che il sindaco Borghini mi aveva incaricato di redigere, era chiaro che la politica di Alitalia era un ostacolo allo sviluppo di SEA, mentre avere una base nel centro dell’Europa poteva essere un’opportunità allettante per una compagnia del medio o dell’estremo Oriente. In quindici anni, quanti tra i sindaci di Milano e gli altri azionisti, tutti pubblici, della SEA, si sono sbracciati per esigere che anche per Alitalia valessero le leggi di mercato, e che si smettesse di aiutarla, e che se falliva non avrebbero certo pianto? E, dato che questo è un mercato per modo di dire, non avrebbero fatto meglio a usare il loro potere politico per chiedere che Alitalia non bloccasse il mercato mantenendo il diritto di esclusiva sugli slot che non usa?

La prima regola di mercato è attirare i clienti e soddisfarli. Non si pensava a soddisfarli “deportandone” una parte da Linate a Malpensa. Avere un aeroporto a 20 minuti di taxi dal centro è un vantaggio competitivo per i milanesi: perché levarglielo? E poi, in 20 minuti si possono percorrere i 50 km per Malpensa: se non ci sono i soldi per costruire la tratta ad alta velocità, ci si può accordare con i sindaci di Saronno e Busto Arsizio perché il treno non si fermi nelle loro ridenti cittadine; e si può risparmiare sul tempo di attesa facendo partire un treno ogni 10 minuti. In quindici anni il tempo c’era. Taccio del raccordo autostradale con Novara.

Adesso Ryanair propone di investire 1 miliardo di $: non per voli intercontinentali, per i quali è ancora da vedere se funzioni il modello di business delle low cost. Ma se i piani sono seri e i soldi sono veri, i clienti sempre mercato sono. Ryanair chiede gli slot, ma esige anche un paio di altre cosette. I voli low cost richiedono che non passino più di 25 minuti tra arrivo e partenza dell’aereo (oggi un’ora e mezza), che i bagagli siano sul nastro in pochi minuti, tutti e integri: non esattamente il tipo di servizio offerto attualmente dal personale da Malpensa. Che ci sia anche questo tra i suoi peccati capitali?

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: