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Archivio per il Tag »Mediaset«

→  settembre 19, 2017


Scritto da brillanti economisti italiani, pubblicato su una delle principali riviste, premiato come il migliore paper di economia applicata dell’anno: è già una notizia. Se poi tratta di Silvio Berlusconi e del conflitto di interessi, la risonanza è assicurata. Ma anche il rischio di strumentalizzazione.

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→  settembre 5, 2017


L’analisi di Franco Debenedetti

Commento di Franco Debenedetti sul paper “Market-based Lobbying: Evidence from advertisement spending in Italy” a firma di Stefano della Vigna, Ruben Durante, Brian Knight, Eliana La Ferrara e pubblicato da American Economic Journal: Applied Economics 2016, 8 (1) pp 224-256.

Oltre al lobbying classico, in cui il danaro fluisce direttamente dall’azienda al politico, esiste il market-based lobbying: una strategia che porta a finanziare il politico indirettamente, aumentando l’utile di un’azienda da lui posseduta, comperando in maggior quantità i suoi prodotti. Questo è avvenuto, vogliono dimostrare gli autori, per la pubblicità comperata da Mediaset (rectius, prima del 1996, da Fininvest), cresciuta, nei periodi in cui Berlusconi era al governo, soprattutto da parte di aziende regolate, che evidentemente si aspettavano di ricavarne vantaggi diretti. Il risultato è stato un aumento del profitto di Mediaset di oltre 1 miliardo di euro. Il fatto che in 9 anni si siano succeduti periodi in cui Berlusconi è stato primo ministro e periodi in cui è stato all’opposizione, offre un’occasione rara per studiare le correlazioni.

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→  agosto 17, 2017


Al Direttore.

Se li ricorda i mezzi escogitati per limitare (o eliminare) il potere televisivo di Berlusconi? Le polemiche e le dimissioni contro la legge Mammì, colpevole di consentire a Mediaset di fare concorrenza alla Rai? Il progetto Bogi, dare un punteggio a ogni pubblicazione o emissione, e porre un limite invalicabile alla loro somma? E le polemiche sulla legge Gasparri e sul Sic, il famigerato sistema integrato delle Comunicazioni, colpevole di non impedire al Caimano di controllare Telecom, le ricorda? Se mai, quod Deus avertat, dessero a Bassanini la rete Tim, pagandola quel che vale, se con quei soldi Vivendi comperasse Mediaset, non trova lei che la consegna nelle mani del suo proprietario, in moneta sonante, del bene su cui per trent’anni ci si è accapigliati e combattuti e girotondati, sarebbe un esempio, di inimmaginabile perfezione, delle conseguenze inintenzionali degli atti intenzionali? Nel 2019 ricorre il 120esimo della nascita di Friedrich von Hayek: pensarci, siamo in tempo.
ARTICOLI CORRELATI

Scorporo rete Tim, vale davvero la pena di rischiare?
di Francesco Vatalaro – CorriereComunicazioni, 16 agosto 2017

→  dicembre 17, 2016


Al direttore.

Succede un fatto che suscita emozioni e preoccupazioni; si chiede al potere pubblico di porvi rimedio; e i mezzi con cui si chiede di farlo sono quelli che, usati in passato, ne sono stati la causa. Succede anche nella vicenda Mediaset-Vivendi: anch’essa riguarda il presente ma non può dimenticare il passato, e per questo “non è legata semplicemente alla conquista di una delle più grandi aziende italiane”, come scriveva giovedì il direttore. Si determinano quindi due ambiti di discorso, che conviene tenere separati: uno dei fatti che “semplicemente” sono, e uno di quelli che “non semplicemente” potrebbero essere e forse saranno: e del perché lo sono. Il discorso del “semplicemente” è quello che sta facendo il presidente Gentiloni, e di cui è doveroso dargli atto: questa operazione, ha detto a Class Cnbc, non coinvolge lo Stato.

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→  novembre 13, 2015


Per essere uno che ha investito un bel pacco di soldi in una nostra azienda, non si può dire che l’abbiamo accolto tanto bene, il signor Xavier Niel. Capisco la perplessità per i complicati strumenti finanziari che ha scelto per farlo. Capisco il dissimulato fastidio di Vivendi: voleva sistemarsi con calma e garbo nella posizione in cui era venuta a trovarsi, e si trova obbligata ad accelerare i tempi dell’acclimatazione. Capisco le preoccupazioni dei vertici aziendali: a cambiamenti nell’azionariato seguono di regola cambiamenti sul ponte di comando.

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→  giugno 30, 2015


Al direttore.

Per il senatore Mucchetti, in “singolar tenzone” col professore Giavazzi, sarebbe stato “il duopolio Rai-Mediaset che in Italia ha imposto di non avere la tv via cavo”. In realtà, alle prime prove, la tv via cavo venne, letteralmente, abbattuta al suolo: la legge 14 aprile 1975 numero 103 consente al solo concessionario di stato la posa di ogni e qualsiasi rete di telecomunicazione; qualche apertura ai privati doveva venire dal decreto legislativo del 22 marzo 1991 numero 73, del quale però il ministero mai redasse il regolamento attuativo. Cioè non abbiamo la rete via cavo perché poteva posarla solo la Stet: che ritenne bene non posarla. Poco prima, il presidente della commissione Attività produttive del Senato, senatore Mucchetti, aveva affermato: “La Telecom non ha fatto molto bene, l’Italia ha un’infrastruttura debole, l’azienda è molto indebitata, e fatica a andare avanti”. Dipendenti, clienti, azionisti, mercato, siete avvertiti, non dite poi che non ve l’avevan detto: autorevolmente.

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