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Archivio per il Tag »Blair«

→  giugno 13, 2005

La polemica

Se avessi avuto dubbi che Sandro Bondi é molto impegnato, il suo articolo di ieri (Ma è pronta la sinistra italiana a scegliere una Ue modello Blair? ) me li avrebbe levati. Infatti si vede che ha letto affrettatamente sia la mia intervista (sul Corriere della Sera dell’8 giugno), a cui risponde, sia quella di Giddens (su La Repubblica dell’8 giugno), che ampiamente cita. E soprattutto che non ha trovato il tempo di modificare il suo articolo alla notizia della scomparsa di Napoleone Colajanni: almeno in questi momenti, una grande persona e un uomo coraggioso, quale indubbiamente Colajanni è stato, merita un giudizio per quello che ha fatto nella sua vita, e Bondi, che è persona leale, non l’avrebbe usato a fini di una polemica contingente.

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→  giugno 9, 2005

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INTERVISTA

«Credo che la presidenza britannica rappresenti una grande occasione per capire le ragioni profonde della crisi dell’Unione europea», dice Franco Debenedetti, senatore dei Ds convinto che l’Italia abbia bisogno di «una forte iniezione di quel modello britannico troppe volte osteggiato». Il semestre del turno affidato a Londra comincerà il primo luglio. L’esigenza principale è cercare di uscire dalla pericolosa fase di inquietudine nella quale l’Ue rischia di impantanarsi dopo la bocciatura del Trattato costituzionale nei referendum di Francia e Olanda.

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→  agosto 13, 2002

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Nell’estate del malcontento l’ultimo libro di Charles Leadbeater, consulente di Blair, propone l’innovazione come cultura di massa

Nell’Europa che vede, mese dopo mese, governi socialisti sostituiti da coalizioni moderate – cominciò l’Italia, nel 2002 Portogallo, Olanda, Francia fecero seguito – anche in quello che rischia di restare l’ultimo grande paese europeo guidato dal centrosinistra, corre una “estate del malcontento”.
E’ la Gran Bretagna del New Labour di Tony Blair, accusato da una montante protesta delle Unions e da un’ala del suo partito di essere sceso a compromessi troppo pesanti con il mercato e gli USA. Al punto tale che poche settimane fa la seconda centrale sindacale britannica (Amicus) ha visto il suo leader perdere il posto, accusato di essere troppo filo blairita, in favore di un esponente dichiaratamente filocomunista.

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→  marzo 1, 2002


Sì, siamo cambiati, come partito. E talvolta il cambiamento può essere doloroso

“Sì, siamo cambiati, come partito. E talvolta il cambiamento può essere doloroso. Ma siamo più forti, non più deboli, perché siamo cambiati. E per buone ragioni. Non siamo diventati il partito della competenza economica per impressionare le grandi aziende. Ma perché conoscere il mercato è la precondizione della giustizia sociale, e le vittime della disoccupazione sono lavoratori ordinari. […]. Le nostre politiche sono cambiate. I valori no: valori per cui vale la pena di combattere e governare”.

A questo ho pensato ascoltando i resoconti dell’incontro di Fassino con gli intellettuali a S. Michele in Roma. A questo ho pensato ascoltando per radio il boato dei 40 mila del Palavobis di Milano. Alle parole con cui il 22 febbraio Tony Blair ha concluso la conferenza del Labour scozzese.

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