→ Iscriviti
→  aprile 9, 2017


«You never let a serious crisis go to waste». Se c’è una crisi recente a cui si applica la famosa frase di Rahm Emanuel è proprio quella che ha coinvolto gran parte del sistema bancario italiano e da cui faticosamente cerchiamo di uscire. Certo, molte sono le cause di questa crisi: cause esterne, la lunga crisi dell’economia italiana dopo il 2008, ritardi e manchevolezze delle autorità di regolazione e controllo, nazionali ed europee. Ma di shock esogeni ne possono sempre arrivare altri, ed è proprio quando si presentano inaspettati che si misura la resilienza del sistema. Lo stesso, in qualche misura, può dirsi degli eventuali errori e ritardi nella sorveglianza: l’esigenza di individuare se e perché si sono verificati ritardi, non riduce in nessun modo quella di capire perché le aziende sorvegliate sono incorse in tali disastri.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  marzo 30, 2017


ELETTORATI & STRATEGIE

Il populismo, afferma in un suo paper la Bridgewater, il più grande hedge fund del mondo con oltre 100 miliardi di $ gestiti, è diventato un rischio politico a livello mondiale: ormai ha il consenso del 35% degli elettori delle nazioni sviluppate, un livello che non si vedeva dagli anni 30. Ma non tutti i populismi sono uguali: c’è quello di Hitler e Mussolini, e quello di Franklin D. Roosevelt che entrambi combatté e sconfisse. Il futuro della Dichiarazione di Roma dipende in modo cruciale dal risultato che otterranno i partiti antieuropei nelle elezioni politiche dei prossimi mesi.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  marzo 28, 2017


Intervista di Gianluca Rotondi

«Ci sono prassi e modalità consolidate per scegliere i consiglieri di amministrazione, le best practice, che valgono per tutte le aziende, quotate o no. In questo caso c’è invece una pratica sbagliatissima di una nomina basata sull’affiliazione politica».
Franco Debenedetti, imprenditore e già senatore in quota Pds e poi Ds, ha fatto parte dei consigli di amministrazione di società, enti e fondazioni e non è stupito dallo scontro intestino che si sta consumando tra renziani e orlandiani sulle nomina nel cda di Hera. Un vizio antico, che si ripete nel tempo.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  marzo 25, 2017


Il 20 marzo Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, dà un’ampia intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: compiti della Commissione, insistenza di Schaeuble a far rispettare strettamente le regole, sostegno di Draghi, solidarietà dimostrata dai paesi del nord dell’Eurozona con i paesi in crisi. Alla fine, affermato che “come socialdemocratico ritengo la solidarietà estremamente importante”, conclude: “Ma chi chiede solidarietà ha anche dei doveri. Io non posso spendere tutti i miei soldi per alcol e donne e subito dopo invocare il suo sostegno. Questo principio vale sul piano personale, locale, nazionale e appunto anche europeo”.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  marzo 17, 2017


Consummatum est. Non si salvano più neppure le apparenze. Era sembrato che, per evitare il referendum per l’abolizione dei voucher, questi restassero per l’improbabile uso domestico e per i lavori intermittenti. Ma ha prevalso la paura che questo non basti, l’ansia di evitare anche la minima possibilità che la Corte di Cassazione lo ritenga non sufficiente ad evitare il ricorso al voto popolare.

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  marzo 15, 2017


Al Direttore.

I convegni politici, soprattutto quando vengono caricati di grandi aspettative, hanno un tema dominante: non fa eccezione Lingotto ’17, la tre giorni organizzata da Renzi per preparare la mozione da presentare al Congresso del PD. Con una singolarità: che mentre il tema dominante di solito lo è per la sua presenza, questa volta lo è stato per la sua assenza. Dominante, dopo la bocciatura del 4 Dicembre, è il tema del sistema elettorale ma, che io ricordi (e sono stato quasi continuamente presente), non è stato neppure nominato fin quasi alla fine. Solo domenica verso la chiusura, è stato prima evocato da Piero Fassino (la vocazione maggioritaria indispensabile per essere polo aggregante di un campo più grande), e poi nominato da Matteo Renzi nel discorso conclusivo. Il quale, avvertito, bontà sua, che “non sappiamo quale legge verrà fuori”, e ammesso che “dopo il 4 Dicembre quel disegno è più debole”, ha affermato che è “la legge elettorale è un punto irrinunciabile”. Che irrinunciabile sia il suo essere maggioritaria, è tanto noto da lasciarlo sottinteso?

leggi il resto ›


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio