→ agosto 28, 2019

“Crediamo nel libero mercato come il mezzo migliore per produrre lavoro, un’economia forte e sostenibile, innovazioni, un ambiente salubre, opportunità economiche per tutti.[…] Le nostre aziende hanno ciascuna il proprio scopo, noi condividiamo il nostro impegno verso tutti i nostri stakeholder” Così il documento della Business Roundtable del 19 Agosto 2019. E così continua: “siamo impegnati a fornire beni di valore ai nostri clienti, a investire nei nostri dipendenti, a trattare correttamente con i nostri fornitori, a sostenere le comunità in cui lavoriamo, a produrre valore di lungo termine per i nostri azionisti”. Seguono le firme autografe degli oltre 180 CEO, tra cui quelli di Apple, Pepsi, Walmart (https://opportunity.businessroundtable.org/ ourcommitment/).
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→ agosto 14, 2019

Philip Stephens is correct: there is certainly no bigger mistake than to confuse cause and effect (“Europe must set its own digital rules”, August 9). But if Europe lags behind the US in the knowledge economy, and now in the race for artificial intelligence, that is the cause of its lacking “companies of sufficient scale to compete with the Americans”, of its struggling “to nurture a culture of innovation”, and of not producing “enough top-flight computer scientists”; in no way can it be the effect. Companies don’t grow, and people don’t choose, in a vacuum.
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→ luglio 31, 2019

Le molte e varie critiche che suscita il progetto “libra” hanno tutte una preoccupazione in comune: che i dati sui movimenti finanziari possano essere uniti ai dati che già raccolgono i Big Data, consentendo una profilatura ancora più completa degli utenti. Una preoccupazione tanto legittima da poter essere, paradossalmente, ignorata: infatti se i proponenti non riusciranno a fornire garanzia che questo non accadrà, il progetto non riuscirà a decollare, perlomeno nei paesi sviluppati. I cittadini hanno dovuto tollerare che il fisco ricostruisca la totalità dei loro movimenti di danaro, mai accetterebbero un grande fratello, né pubblico né privato. Né, c’è da pensarlo, lo accetterebbero le 28 società finanziarie che già sono e quelle che saranno soci del progetto alla pari di Facebook, prime fra tutte le società che già trasferiscono danaro. Visa o Paypal esistono perchè diamo per scontato che i nostri dati rimangano privati: se si insinuasse il dubbio che non è più così, perderebbero l’intero valore del loro business. Tutte le operazioni saranno crittografate, probabilmente usando un sistema blockchain, ma reso meno costoso e più veloce di quello che è usato per i bitcoin. Per evitare gli usi criminali possibili con i bitcoin la titolarità dei conti dovrà essere in qualche modo assicurata. (E poi delle due l’una: non è possibile essere incolpati di non garantire la privacy e di offrire uno schermo ai delinquenti). E’ in senso tecnico, nel senso che i dati sono crittografati, che libra è stata chiamata criptocurrency. Una scelta non proprio felice, un nome diverso avrebbe evitato il fiorire di equivoci.
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→ luglio 6, 2019

«Il liberalismo è obsoleto», dice Putin: ovvio che è falso, scontato che sia condiviso dai leader sovranisti e dai loro sostenitori. E le opposizioni? Comprensibili certe critiche, controproducenti i rimedi che finiscono per coincidere con quelli sovranisti, non giustificabili le critiche radicali contro l’ultima innovazione che il liberalismo ha regalato al mondo, l’economia digitale. Se dichiara obsoleto il liberalismo chi non lo pratica, fa propaganda. Se lo dice chi nel liberalismo vive e del liberalismo gode i frutti, fa correre il rischio che obsoleto possa diventarlo.
→ luglio 5, 2019

«Il liberalismo è obsoleto» ha detto Vladimir Putin nell’intervista al Financial Times del 26 giugno. Vero o non vero, la corte del Cremlino non è qualificata per emettere simili verdetti.
Non lo è in punto di economia: il Pil della Russia solo nel 2020 raggiungerà quello della Germania, che non ha le sue risorse minerarie, e che avrà una popolazione di 83 milioni di abitanti, contro 144 della Russia. La crescita, da quando Putin è tornato al Cremlino, è dell’1,1% annuo, da 5 anni il reddito delle famiglie è in calo.
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→ giugno 27, 2019

«È per colpa dell’austerità imposta dall’Europa se i nostri conti non sono in ordine»: come Alberto Alesina e Francesco Giavazzi dimostrano in modo inconfutabile, il contenuto di verità della frase è nullo. Ma in bocca a un personaggio come Matteo Salvini è la pietra filosofale che trasforma il piombo delle inevitabili conseguenze negative di una politica basata su quel presupposto nell’oro dei voti alla fine di una campagna per ora solo per i sondaggi in attesa che diventi per i voti veri e propri. Quando, forse neppure Salvini lo sa: ma sembra difficile che egli lasci che a eleggere nel 2022 il successore di Sergio Mattarella al Quirinale siano Camere dove il M5S ha il maggior numero di parlamentari. Con il che per 7 anni non ci saranno più ostacoli all’occupazione con persone allineate delle posizioni chiave nell’amministrazione, nelle autorità di regolazione e di controllo. Nel frattempo questa falsa spiegazione dei nostri mali si sarà diffusa nella popolazione, influenzandone non solo le scelte elettorali, ma le decisioni e le scelte di vita: quanto tempo ci andrà perché quei veleni vengano metabolizzati? Le vicende dell’Argentina dei decenni passati, e quelle del Venezuela di oggi, sono a ricordarci che i tempi e le sofferenze possono essere senza fine.
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