«Rassegno le dimissioni, ma servono nuove regole»

giugno 26, 2011


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


Domani mattina consegnerò le mie dimissioni al presidente di Bpm, MassimoPonzellini, e al presidente del collegio sindacale, Salvatore Rino Messina, come avevo detto che avrei fatto scivendone su questo giornale. Quello che mi ha impressionato ieri è stato vedere 3.800 mani alzate per approvare un aumento di capitale di quelle dimensioni, due volte la capitalizzazione di Borsa della banca, che richiederà in media 6.100 euro a testa ai soci se vogliono non diluirsi; e subito dopo due su tre delle stesse persone che votano per non modificare la governance della banca neppure in modo assai blando.

Infatti l’aumento del numero delle deleghe che un socio può raccogliere, da 3 a 5, consente solo a un numero maggiore di soci di partecipare al voto senza doversi fisicamente recare in assemblea.
Come si spiega questa apparente contraddizione? Evidentemente, per i soci dipendenti organizzati nella loro associazione, i benefici che a loro derivano dal controllo della banca sono maggiori dei vantaggi economici che pensano di potere ottenere con diversi meccanismi di governance. Metaforicamente, più che stimolare cambiamenti nei piani alti della struttura di controllo, gli interessa garantire lo status quo in quelli intermedi della gestione.
Si ritorna al problema centrale di tutte le banche popolari: la governance, il voto capitario. Non è un problema in banche di dimensioni minori della Bpm, in ambiti locali dove larga e coesa è la compagine che unisce gli interessi di tutti, investitori, clienti, dipendenti. Ma quando si arriva alle dimensioni di Bpm, la divaricazione tra chi ha solo diritti proprietari e chi ha anche diritti di voto, diventa eccessiva. E quando si chiedono tanti soldi al mercato, allora diventa naturale chiedersi se proprio questa divaricazione, che impedisce che sulla banca agiscano i normali meccanismi di mercato, non sia all’origine di risultati non soddisfacenti, di valutazioni depresse, e della necessità di ricorrere al mercato in modo così massiccio.
L’aumento delle deleghe sarebbe stato solo un piccolo passo: il Governatore Draghi lo ha detto in modo esplicito, è necessaria una riforma profonda dell’istituto delle cooperative bancarie. Lui ha parlato di riforma legislativa, io penso piuttosto a un’autoriforma volontaria, basata sugli interessi: è naturale, oggi non sono più in Parlamento. Non sono neanche più in Bpm: sarebbe un modo di mettere a profitto le esperienze fatte in questi due anni.

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