Villari sì e Bassanini invece no

novembre 18, 2008


Pubblicato In: Giornali, Il Riformista

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Collaborazionismi

Perché Villari sì e Bassanini no?

Riccardo Villari, dopo altre 40 sedute andate a vuoto, é stato eletto presidente della Commissione di Vigilanza RAI con i voti di tutti i membri del PdL e di due del PD. Ora l’opposizione, (quasi) unanimemente, gli intima di dimettersi pena l’espulsione dal partito.
Franco Bassanini è stato nominato dal Governo presidente di una Cassa Depositi e Prestiti destinata a uscire dal ruolo un po’ sonnolento di finanziatore degli enti locali, per diventare strumento di una politica interventista nel campo delle infrastrutture. Tutto regolare?

Non vale ricordare che Villari é senatore, e Bassanini non é più stato candidato da Fassino – qualcuno disse a causa della sua opposizione alla tentata scalata dell’Unipol alla BNL; era stato invece fatto da Prodi consigliere di amministrazione della Cassa – e qualcuno pensò che fosse a guisa di risarcimento. Ma per lunga militanza, per incarichi ricoperti in Parlamento e al Governo, Bassasini é infinitamente più lui un uomo della sinistra di Villari.

Villari, appena eletto, ha provveduto a istituzionalizzare il problema sorto con la sua elezione: ha incontrato i Presidenti di Camera e Senato, parlamentare essendo la commissione che l’ha votato. Un’impostazione che é stata rafforzata dalla motivazione per cui Napolitano non l’ha voluto ricevere, e cioè che si tratta di una questione essenzialmente parlamentare. Ergo. non di una in cui sono in gioco valori costituzionali o di corretto funzionamento democratico.

Bassanini, appena nominato, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui fa alcune affermazioni “squisitamente” politiche. Affermazioni tanto più sorprendenti in quanto apparentemente inutili. A che pro dire oggi che nel 2006 Prodi avrebbe dovuto (e quindi a fortiori potuto) fare una Grosse Koalition con Berlusconi? Se é solo per giustificare la propria presidenza, é imbracciare una spingarda per prendere un fringuello. A che pro intestarsi l’idea del piano Rovati su Telecom, che sarebbe nato al dessert in un pranzetto tra amici? Per quella vicenda Rovati diede le dimissioni: Bassanini lo resuscita per accreditarsi con l’azionista Tesoro, e consolidare la sua presidenza come interventista ante marcia?

Ma veniamo al sodo, alla questione politica. L’elezione di Villari é il risultato di una guerra di trincea che il PD non può vincere. Se ben gestita, da lì si può iniziare a rimediare ad un grave errore strategico del PD: avere contraddetto l’”andare da soli “ del Lingotto ed essersi alleato con Di Pietro.. Villari diventa presidente della commissione di Vigilanza RAI perché Veltroni continua a sostenere un Leoluca Orlando sul quale molti nel partito nutrono forti dubbi; perché Veltroni continua a tenere in piedi un’alleanza, sulla cui pericolosità per il partito non si possono più avere dubbi. Anche chi non condivide l’operato di Villari, deve riconoscere che c’é del merito nella strada che egli indica al PD. E che a far danni sono le minacce di espulsioni che rievocano episodi, nomi, epiteti che é meglio non riesumare.

Invece nella nomina di Bassanini sembra difficile scorgere qualsiasi valenza positiva per il PD. Questo ha già i suoi ministri ombra e non trae alcun vantaggio se una postazione rilevante é presidiata da un “suo” personaggio. È improbabile che da lì Bassanini riesca nel compito che non gli é riuscito con Prodi, cioè convincere Berlusconi a fare la Grosse Koalition. A dire il vero non si capisce neppure quale vantaggio politico la sua nomina porti a Tremonti: premiare con un prestigioso incarico i tanti che nel centrosinistra condividono le sue posizioni a favore di interventi pubblici e contro il mercatismo sembra un’inutile, e insolita, generosità.

E allora? Villari, con la sua decisione, fa un atto politico. Bassanini, con la sua scelta e con la sua intervista, scrive solo il primo capitolo delle sue memorie.

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