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Veltroni, aspetta un attimo

Pubblicato il 29/05/2001 @ 13:24 in Giornali,La Stampa


Dopo il voto a sinistra

Chi vuol dare alle vittorie di Roma, Napoli e Torino il significato di una rivincita del centrosinistra sul 13 Maggio, commette un errore: cercare di trasformare il dato reale di vittorie vere ma amministrative in quello virtuale di una vittoria politica mancata, sminuisce la funzione dei sindaci eletti.
È forse utile ricordarlo ora che, con l’insediamento delle Camere, il centrosinistra deve definire le sue architetture interne. Intanto oggi si riunisce la segreteria dei Ds, chiamata a confrontarsi su tempi, modalità e percorsi del nuovo congresso. Che ruoteranno, inutile nasconderselo, intorno alla possibile leadership che ne potrebbe uscire.
Il partito è ricco di personalità che hanno le caratteristiche adatte.
Alcune di loro – pensiamo per esempio a Piero Fassino e a Pierluigi Bersani – in questi anni al governo hanno fatto del riformismo un’esperienza concreta, apprezzata anche da quei ceti e aree del paese che, il 13 maggio, hanno votato in maggioranza per il Polo. Proprio perché la coalizione elettorale ha puntato tutto su Rutelli come homo novus, i Ds devono valorizzare, insieme alle persone, anche l’esperienza di governo: il maggior patrimonio accumulato dalla sinistra in questi cinque anni.
Quanto a Sergio Cofferati, non sarebbe la prima volta che un partito in difficoltà ricorre al leader del sindacato fratello. Lama mancò la nomina alla scomparsa di Berlinguer, ma sarebbe stato un grande segretario: aveva già mostrato negli anni in che cifra di riformismo e flessibilità, rivolgendosi politicamente al complesso della società italiana, potesse stemperarsi l’intransigenza precedente dei lunghi anni alla guida del sindacato «rosso».
Questa prova, a dire il vero, Cofferati per quanto lo riguarda deve ancora darla, se volesse porre le sue capacità di leader al servizio di un rilancio dei Ds. Oggi annuncerà di voler rimanere alla guida della Cgil fino al 2002: ma il problema politico di una sua leadership, qualunque siano le date, resta questo. Quanto a come arrivare al congresso, tra le ipotesi sin qui emerse, né quella di un segretario pro tempore né quella di un triumvirato di garanti avrebbe il pregio di offrire chiarezza politica.
La vittoria di Walter Veltroni a Roma apre invece un’altra possibilità: che egli non dia le dimissioni e sia proprio lui a preparare il congresso. Quella del sindaco di Roma è nei fatti, se non nel protocollo, una sorta di terza carica dello Stato, dunque incompatibile con la segreteria di un partito: Veltroni lo sa al punto di essersi concentrato tutto su Roma.
Ma Veltroni è stato in questi anni, insieme a Massimo D’Alema, protagonista di una contrapposizione irriducibile alla disputa tra partito democratico e partito socialdemocratico. Ora il rischio concreto è che si continui ad etichettare anche i diversi candidati alla guida dei Ds secondo quella logica: un gioco che brucerebbe solo persone di valore, i Fassino. i Bersani, i Cofferati. Walter Veltroni potrebbe invece offrire al suo partito qualcosa di più che una via di uscita. Con lui pro tempore alla segreteria fino al congresso, il significato sarebbe chiaro: consegnare al passato il fallimento di una contrapposizione personale. Ed evitare che si ripeta.

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