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Una Santa Allenza nemica del mercato

Pubblicato il 29/10/1997 @ 17:46 in Giornali,Il Sole 24 Ore


France Telecom si unirà ­pare — a Deutsche Te­lekom nella joint venture con Enel: si realizzerà dunque quel blocco tra monopolisti euro­pei che Rifondazione aveva richie­sto per Telecom al posto della partnership con gli americani di AT&T. Diventa così ancor meno credibile l’impegno di Enel di uscire a breve dal settore dei tele­foni. C’è di più: l’analisi delle ragioni addotte per giustificare il progetto mette in luce una visione a ben vedere inconciliabile con i principi del liberismo e dell’economia di mercato.

Due sono le ragioni ad­dotte dai vertici dell’Enel per giustificare la loro ini­ziativa. Primo: essa conse­gue alle indicazioni del­l’azionista Tesoro di valo­rizzare gli asset aziendali; e la scelta di allearsi con i monopoli europei è obbliga­ta. in Italia non essendovi capitali sufficienti, e co­munque capitalisti disposto a inve­stirli. Secondo: solo l’iniziativa Enel crea concorrenza a Telecom nella telefonia fissa, e fa sì che nella gara per il radiomobile ci sia almeno un altro concorrente, oltre ad Albacom.

Incominciamo dalla prima ra­gione. L’Enel. che ha sviluppato un esteso servizio telefonico per proprie esigenze interne, scorpora questo ramo d’azienda, e lo confe­risce in una nuova società: avrà quindi definito il valore degli as­set e il personale che intende ap­portare, nonché le condizioni dei futuri rapporti di fornitura ­prezzo, qualità, esclusiva. Avrà anche valutato l’ammontare degli investimenti necessari per ampliare la rete e per modificare la cultura del personale, cioè quanto occorre per trasformare un reparto, fatto a misura delle neces­sità interne, in una grande azien­da di servizi. Chi metterà i capita­li per questi investimenti? I soli partner tedesco e francese? Non sappiamo nulla: né valutazione de­gli asset, né piano di investimen­ti, né impegni dei partner. A soste­gno delle affermazioni di Tatò. che così si valorizza la rete me­glio che vendendola, e che nessun altro era disposto a pagare un prezzo così elevato, abbiamo la sua parola. Dobbiamo attendere i dati che egli avrà fornito al Teso­ro o la sua iniziativa è compresa nella delega ricevuta? Stante la natura incerta del compito del Te­soro nelle aziende a privatizzazio­ne non più definita. l’interrogati­vo è più che mai legittimo.

Se la prima ragione — l’azioni­sta fa un buon affare — è al mo­mento indimostrata, la seconda ­e cioè che senza questa iniziativa non ci sarebbe concorrenza — è indimostrabile. È la classica peti­zione di principio. È stata la pre­senza del monopolista pubblico a produrre l’assenza di concorrenti nella telefonia: non la si corregge con l’iniziativa di un altro mono­polista pubblico. Un operatore pubblico distorce e frena la con­correnza in quanto pubblico. È la natura pubblica di Enel — e di France Telecom — a impedire di valutare positivamente la loro ini­ziativa_ E poi: se in tutto il mondo le gare per la telefonia mobile fanno il pieno di offerte private, perché mai l’Italia non dovrebbe interessare gli investitori?

Ma c’è un obiezione assai più di fondo che si deve opporre a entrambe le ragioni con cui l’Enel giustifica il suo progetto. Perché esiste un bene che è sovraordinato all’interesse del Tesoro di far cas­sa. e fin a quello dei consumatori di godere dei benefici di una più vivace concorrenza: è la libertà economica. La libertà di svolgere attività economiche e di libera­mente entrare in rapporti contrat­tuali con altri. non è né meno importante né meno degna delle fondamentali libertà civili e politi­che. La garantisce, pur con tutti i suoi limiti storici, anche la nostra Costituzione. Quand’anche’ l’ini­ziativa Enel desse benefici mag­giori o non altrimenti conseguibili — cosa, come si è visto, tutta da dimostrare — si tratterebbe di van­taggi illusori anche sul pia­no economico, perché paga­ti a scapito di un bene collet­tivo. il mercato e la libertà economica. Questa libertà appartiene ai cittadini, non alle imprese di Stato. Con questa iniziativa, tra l’altro fuori dal suo compito istitu­zionale, l’ente nazionale per l’energia elettrica espropria i cittadini di uno spazio che a loro, e solo a loro appartie­ne per esplicare una loro fonda­mentale libertà: e lo fa con i ricavi del monopolio.

La coincidenza con la vendita di Telecom. che restituisce ai citta­dini uno spazio così a lungo sot­tratto alla loro libertà di iniziativa, dà al progetto dell’Enel un caratte­re paradossale. La prevista asso­ciazione diventa un altro sintomo di quel «morbo gallico» che pri­ma attacca il sistema delle impre­se private con le 35 ore, poi strin­ge il mondo delle impreSe pubbli­che in una santa alleanza statali-sta: tra Eni ed Elf, tra Alitalia e Air France. tra Enel e France Tele­com_ Contrastare questa santa alle­anza è un buon programma per chi crede nei princìpi del mercato, un programma non meno arri­schiato di quanto non fosse quello dei carbonari contro Metternich. In

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