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Una chicca di B-XVI come regalo a Franco Debenedetti (auguri!)

Pubblicato il 06/01/2023 @ 09:30 in Giornali,Il Foglio


di Michele Magno

Al direttore.
Domani Franco Debenedetti, voce tra le più limpide del riformismo italiano, taglia il traguardo dei novant’anni. E’ una bella notizia, anche perché la sua vitalità intellettuale conferma che l’età che conta è quella della mente, mentre l’età anagrafica non è, di per sé, indicativa di nulla. In un paese in cui la retorica del giovanilismo tocca talvolta vette grottesche, è una verità che andrebbe riscoperta. E in un paese in cui si continua a cercare il consenso dei contemporanei a carico dei posteri, la sua biografia di imprenditore e parlamentare, di presidente dell’Istituto Bruno Leoni e di studioso del capitalismo postindustriale, racconta un’altra storia. Una storia che rivendica l’autonomia morale dell’individuo contro le (cattive) ragioni della cattiva politica. L’etica della responsabilità personale dovrebbe essere connaturale alla democrazia liberaldemocratica, fondata su doveri di cittadinanza liberamente accettati e condivisi, mentre vengono meno in una concezione hegeliana dello stato come soggetto che pretende di imporre ai cittadini i loro stili di vita. In questo senso, la libertà non è una polizza di assicurazione sul benessere o sulla felicità. Si può essere agiati e felici senza essere liberi, si può essere liberi senza essere felici e neppure agiati. La libertà assicura soltanto se stessa. Grazie, Franco, per il tuo lungo impegno a favore della società aperta.

La risposta di Claudio Cerasa
Vorrei regalare al nostro caro amico Franco Debenedetti, a cui auguriamo un magnifico compleanno, una chicca offerta anni fa da Benedetto XVI. B-XVI, a differenza del suo successore, sosteneva che il mercato non fosse necessariamente il ricettacolo dei peggiori istinti umani e nel corso del suo pontificato ha offerto numerosi spunti utili per spiegare la ragione per cui la difesa del mercato fosse in perfetta sintonia con la difesa dei più deboli. In “Caritas in veritate”, per esempio, Benedetto XVI condanna sì le storture del mercato ma fa anche un passo in più e riconosce proprio nel mercato una realtà che ha permesso ai paesi meno sviluppati di fare uscire centinaia di migliaia di cittadini dalla condizione di povertà. Scrive Joseph Ratzinger: “Il mercato, se c’è fiducia reciproca e generalizzata, è l’istituzione economica che permette l’incontro tra le persone, in quanto operatori economici che utilizzano il contratto come regola dei loro rapporti e che scambiano beni e servizi tra loro fungibili, per soddisfare i loro bisogni e desideri. La società non deve proteggersi dal mercato, come se lo sviluppo di quest’ultimo comportasse ipso facto la morte dei rapporti autenticamente umani”. Auguri caro Franco.

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