Un limite da 6400 miliardi

agosto 3, 2000


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


Se supererà il rischio di ricorsi al TAR, l’operazione di innestare sul corpo di un beauty contest una gara vera per l’assegnazione delle frequenze per l’UMTS è riuscita

Il trapianto è stato effettuato. Se non ci sarà rigetto, se cioè supererà il rischio di ricorsi al TAR, l’operazione di innestare sul corpo di un beauty contest una gara vera per l’assegnazione delle frequenze per l’UMTS è riuscita: ed è un risultato di cui dare atto con soddisfazione.

Ora ci si chiede come sarà la nostra asta. Sarà come quella inglese, che ha dato risultati ottimi come effettiva concorrenza e come ricavi economici? O come quella conclusasi pochi giorni fa in Olanda, deludente come risultati economici, turbata da comportamenti collusivi, e che ha finito per favorire gli incumbent? O come quella tedesca che lascia la possibilità di acquistare più licenze, e che quindi probabilmente produrrà una struttura di mercato concentrata tra pochi operatori?
Progettare un’asta è cosa da specialisti. Perché il meccanismo deve conciliare diversi obbiettivi. Da un lato, ed è lo scopo primo, bisogna ottenere che le licenze pervengano nelle mani di coloro che le sapranno meglio utilizzare e non in quelle che semplicemente sono i più ottimisti e sparano più alto degli altri (effetto noto come la “maledizione del vincitore”).
Dall’altro lato si deve evitare che i concorrenti si accordino tra loro e le licenze vengano vendute per somme risibili. Le aste “aperte”, come quelle che si vedono da Christie’s e Sotheby’s soddisfano bene il primo obbiettivo – perché i concorrenti possono osservare quello che fanno gli altri e quindi essere rassicurati in merito alle proprie previsioni –; ma cadono sul secondo – perché è facile per i concorrenti colludere tra loro. Il contrario succede con le aste a offerta unica e in busta chiusa: non c’è modo di utilizzare l’asta stessa per convogliare messaggi collusivi ed il comportamento “fuori” dagli accordi di un partecipante non potrebbe essere punito in una fase successiva dei rilanci.
Tuttavia in un’asta a busta chiusa manca il meccanismo trainante e rivelatore degli incrementi successivi di prezzo per cui le offerte si fanno piu’ caute onde evitare la winner’s curse .
Il disciplinare italiano recepisce in gran parte la best practice emersa a livello internazionale. L’asta sarà di tipo aperto, con round multipli, simultanea su tutte e 5 le licenze, al fine di non sottoporre gli assegnatari al rischio della “maledizione del vincitore”. Per scoraggiare tentativi di coordinamento e per indurre i partecipanti ad uscire allo scoperto, l’entità dei rilanci dovrà stare tra un minimo (affinché l’asta non duri in eterno) ed un massimo (per limitare segnalazione troppo aggressiva tramite jump bids).
Un partecipante per evitare di venire escluso dovrà essere “attivo”, ovvero presentare una nuova offerta in ogni round a meno che la sua offerta precedente non fosse una delle più alte, ma disporrà di tre diritti di pausa, e questo per consentire ripensamenti dell’ultimo minuto. L’asta termina quando tutti hanno esaurito i propri diritti di pausa e non vi siano più partecipanti attivi. Di fatto dato che ci sono 5 licenze in gioco, l’asta si chiude quando si raggiunge l’offerta limite del sesto concorrente: questi infatti, non farà più offerte valide oltre il proprio limite e non vi è alcun motivo perché i rimanenti 5 concorrenti si facciano ulteriormente la guerra.
La differenza tra il massimo ricavo teorico – pari ai valori effettivi delle 5 valutazioni più alte – e il ricavo reale – pari alla somma delle 5 offerte più alte ed approssimabile a 5 volte l’offerta limite del sesto concorrente – è un rendita di cui si appropriano i vincitori, ma lo Stato comunque incassa una buona fetta.
Al posto di richiedere il versamento dell’intera somma all’aggiudicazione della licenza, viene richiesto solo il pagamento dell’importo minimo di aggiudicazione (4.000 miliardi); il rimanente é dilazionabile in 10 anni al tasso di interesse EURIBOR a 12 mesi, uno sconto di oltre l’1% rispetto ai tassi che le aziende pagherebbero sul mercato dei capitali. Il tentativo è probabilmente quello di non esporre troppo i concorrenti, specialmente i più piccoli, tuttavia non si capisce la ragione di questa interferenza sui mercati finanziari. E’ risaputo che in USA le dilazioni sui pagamenti ingeneravano comportamenti di azzardo morale, favorendo bidding speculativo, ragion per cui ora tutte le offerte vanno pagate al conseguimento della licenza.
Ma quello che è cruciale in queste aste è il rapporto tra incumbent e nuovi entranti. Per chi ha già una licenza GSM, entrare nel nuovo mercato è vitale, è disposto a pagare quasi qualsiasi prezzo: la loro strategia è obbligata, seguire comunque l’escalation di offerta dei nuovi entranti. Gli incumbent forniranno probabilmente l’80% dei ricavi di un’asta il cui importo totale è determinato solo dalla strategia dei concorrenti all’unico posto libero. Da loro dipende il successo della gara: aumentano i ricavi e migliora la struttura del mercato per l’entrata di un nuovo operatore forte e capace.
Per attirare i nuovi entranti bisogna compensare le asimmetrie a loro svantaggio, quella informativa, e quella tecnologica. A chi non opera nel nostro mercato, e quindi lo conosce meno, bisogna offrire condizioni certe e trasparenti, tutto il contrario della discrezionalità propria del beauty contest.
Da questo punto di vista l’Autorità ha fatto chiarezza su alcuni aspetti cruciali: cosa si intenda per grado di copertura della rete, la posizione nei confronti degli operatori mobili virtuali e le condizioni economiche di roaming tra operatori esistenti e nuovi entranti, anche se su quest’ultimo punto rimangono ancora alcuni dubbi. Si e’ deciso di sposare un modello di competizione tra varie reti rimandando al futuro l’alternativa di concorrenza sui servizi. Scelta opportuna: poichè le reti UMTS non sono state ancora costruite, bisogna fornire agli operatori incentivi ad investire senza che tali investimenti siano “espropriati” troppo in fretta con intervento del regolatore. Scelta invece inopportuna quella di riservarsi di anticipare la data di entrata in funzione degli operatori virtuali in funzione dei risultati. L’incertezza che ne consegue potrebbe essere una delle cause della clamorosa rinuncia di e.Biscom.
L’asimmetria tecnologica dipende dal fatto che chi non dispone di una rete GSM ha bisogno di uno spettro più ampio. Per questo motivo, in Gran Bretagna si è espressamente riservata la licenza più larga ad un nuovo entrante, ferma restando la sua possibilità di concorrere anche sulle altre licenze.
Noi abbiamo introdotto in proposito una “variante italiana”, piccola ma che potrebbe avere effetti rilevanti. Si avrà una prima asta su 5 licenze apparentemente uguali, tuttavia gli entranti dovranno esprimere una “manifestazione di interesse” relativa allo spettro aggiuntivo; se il nuovo entrante che vince una delle 5 licenze iniziali si è dichiarato “interessato”, potrà avere la porzione di spettro aggiuntivo per 1.600 miliardi.
Ma così un nuovo entrante, se pensa di aver bisogno anche della banda supplementare, metterà in conto di dover poi spendere ancora 1.600 miliardi, e quindi in gara offrirà la cifra massima che è disposto a investire per entrare nel mercato italiano meno 1.600 miliardi. Poiché la gara si arresta quando gli altri concorrenti pareggiano il prezzo del sesto, per i 4 incumbent questo significa un risparmio di 1.600 miliardi cadauno rispetto alla cifra totale che il nuovo entrante risultato vincitore è stato disposto a pagare: per lo stato sono 6.400 miliardi di ricavi in meno rispetto all’alternativa di assegnare semplicemente lo spettro aggiuntivo al nuovo entrante.
E si può anche immaginare un altro caso abnorme: un nuovo entrante non interessato alla banda aggiuntiva potrebbe battere un altro concorrente con una valutazione più bassa dello spettro di base, ma interessato a sfruttare la banda aggiuntiva e quindi disposto ad un investimento globale superiore rispetto al rivale. Il meccanismo della “variante italiana” impedirebbe di centrare l’obiettivo di efficienza, che richiederebbe che la licenza fosse assegnata a chi è interessato ad acquisire anche la banda supplementare.

Per ritornare alla domanda iniziale, come andrà la nostra asta? La “variante italiana” introduce l’incognita di un meccanismo mai sperimentato. L’esito dipenderà moltissimo dal numero e dalla forza dei partecipanti: Molti partecipanti riducono la probabilità di accordi collusivi durante l’asta.
Quello a cui stiamo assistendo ora sono accordi prima dell’asta: le lunghe cordate che si stanno formando in Italia potrebbero essere indebolite da problemi di coordinamento tra soci nella fasi finali della gara. Gli operatori colti di sorpresa dall’asta inglese cercano di spartirsi il mercato europeo: sarebbe più difficile se un coordinamento europeo avesse messo all’asta tutte le licenze simultaneamente. Posto che questo non è avvenuto, è positivo che l’asta italiana si svolga dopo le altre: la nostra quinta licenza è the last girl in town , e anche in presenza di accordi un partecipante che decidesse di romperli sa che non ci sarebbero più punizioni credibili in ulteriori mercati.
In ogni caso, per le autorità Antitrust saranno mesi caldi.

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