Al Direttore.

Non credo che B. abbia mai pensato che un Paese sia come un’azienda, solo più grossa. Che il suo fosse un partito azienda lo dicevano i suoi detrattori bonari, che gestisse il Paese come una (sua) azienda quelli arrabbiati: che in ogni caso siano metafore fuorvianti lo dimostra la lettera di ieri di Riccardo Ruggeri (amicus Plato).

La politica è passione e interesse, speranza e calcolo, non sono cose che alcuni vendono e tanti comperano. Un partito non ha azionisti, non produce oggetti di consumo. I progetti politici non sono fungibili come i modelli di business. In quello proposto da B. vi erano cose in cui in tanti hanno creduto, conviene al Paese che continuino a crederci. Tra le cose, anche che giustizia e magistratura necessitino di riforme profonde; tra i tanti, perché no?, anche i pensionati.

La risposta di Giuliano Ferrara
Il Cav. è in una forma strepitosa. Addolorato ma per niente intimidito. Da condannato definitivo è definitivamente simpatico e persuasivo nei suoi movimenti politici. Non si aspetta la birra dalla benevolenza del birraio. Il giudice Esposito ha già spiegato agli italiani di che pasta sono fatte certe decisioni giudiziarie. Il resto è politica. Non praevalebunt.

La lettera di Riccardo Ruggeri al Foglio.
Qualcuno spieghi a B. che un leader mai chiede la grazia ai suoi nemici, semmai chiede la fiducia ai suoi azionisti, mai chiede la Cig in deroga, piuttosto chiude siti e licenza. Prima di portare libri in Tribunale un leader cambia modello organizzativo, poi tutti gli uomini di primo piano, quindi il modello di business. Poi, avanti Savoia!! Oppure se la tempra l’ha abbandonato (succede) va ai giardinetti raccontando ad altri pensionati storie lacrimose di giudici politizzanti.