Un’idea per Valdo Fusi

giugno 8, 2005


Pubblicato In: Giornali, La Stampa

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Liberiamo piazza Castello e concentriamo qui tende, bancarelle e giocolieri

Un po’ «a naso» non avevo firmato l’appello per il rifacimento di Piazzale Valdo Fusi: non capivo la gran fretta a disfare quando c’erano andati 50 anni a fare; ero già contento che dove sorgeva il Politecnico in cui s’era laureato mio padre crescessero piante, corressero skateboard, e ci fosse, lì in basso, quel buffo cottage. E poi, essendo passato giorni prima in via Livorno, dove c’è il Multiplex della Medusa, mi ero detto che ci sono, in città, brutture ben più meritevoli di appelli: almeno a non perseverare.

Venerdì scorso ho avuto un’illuminazione. L’idea mi è venuta mentre fuggivo da Torino: abito sopra Piazza Castello e le prove del Festivalbar durante tutto il giorno mi facevano presagire che sarebbe stato molto peggio del weekend precedente, dove i decibel rock erano terminati a mezzanotte e mezzo di sabato e i decibel maratoneti erano incominciati alle 8 di domenica. Rassicuro subito il sindaco: il tema «inquinamento acustico» lo lasciamo al nostro amico filosofo. Il problema che pongo è di tipo estetico e funzionale.
Torino ha profuso risorse significative, ha prodotto uno sforzo prolungato e costante per valorizzare le nostre stupende piazze. Non vedo l’ora di poter passeggiare in una piazza San Carlo senza automobili, di cogliere la geometria della pavimentazione con pietre di Luserna e marmi bianchi che circonda il Caval ‘d Brons, come mostra il tabellone all’angolo di via Roma. Non vedo l’ora di vedere esteso a tutta piazza Vittorio ciò che è stato fatto con successo nella rotonda all’angolo di via Pietro Micca.
E che piacere guardare dall’alto piazza Castello ripavimentata, gli zampilli delle fontane, dove perfino le aiuole sembrano accettabili! Un piacere ormai raro, ci passiamo la voce tra gli abitanti della zona: fra due settimane, martedì la piazza sarà libera; tra un mese pare che ci siano tre giorni vuoti. Tra esposizione della cioccolata ed esibizione di cani poliziotto, tra concerto rock e gara sportiva, piazza Castello, come è stata disegnata e come è stata restituita, non la si vede mai. La Consulta sta restaurando la cancellata di Palazzo Reale e le statue dei Dioscuri: ma a che pro, se tra San Lorenzo e le fondamenta delle mura medioevali stazioneranno bancarelle o si innalzeranno maxischermi? Per un Festivalbar – evento eccezionale, che verrà trasmesso per televisione e che ha attirato l’attenzione su Torino – quanti ce ne sono di interesse, diciamo così, locale?
Abbiamo rifatto l’ingresso al salotto di Torino: ma in Piazza Carignano i produttori di moscato han piantato le loro tende, in Via Cesare Battisti i produttori di formaggi squadernano le loro bancarelle. E in via Roma, giorni fa, uno accanto all’altro, i banchetti delle Onlus: (ma perché poi le cose virtuose debbono essere brutte?).
Di qui la mia grande idea: bancarelle e tende, maratoneti e donatori di sangue, giocolieri e mangiatori di fuoco, spostiamo tutto in piazzale Valdo Fusi. Valdo Fusi, se non sembra irriverente, liberi le piazze della città da chi le occupa. Non si tratta di fare di Torino un luogo metafisico, De Chirico lasciamolo nei musei: ma valorizziamo quello che abbiamo, prepariamo la città a mostrarlo a chi ci visiterà l’anno prossimo. Più prosaicamente, facciamo fruttare i danari spesi per restituire piazze e vie di Torino alla loro rara bellezza: e risparmiamo quelli che si spenderebbero per il concorso.
E i concerti rock? Beh, io il mio contributo l’ho dato, a quelli ci pensi qualcun altro: mica voglio litigare col sindaco!

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