Ultima fermata per l’Europa

giugno 15, 2000


Pubblicato In: Giornali, Panorama


L’Italia è ormai tagliata fuori dalle discussioni sulle grandi questioni che riguardano l’Europa…

Erano stati Ciampi e Prodi per primi ad ammonire che, una volta entrati nell’Europa della moneta unica, il problema era come restarci. Invece, per avere indicato la perdita di competitività del nostro paese rispetto ai nostri partner europei, il declinare della nostra presenza nel commercio internazionale, il fatto che le nostre industrie non tengono il passo dell’innovazione, le nostre imprese quotate in Borsa sono un terzo della Spagna e un quarto della Francia, il Governatore Fazio si è attirato risentimenti ed è stato oggetto di critiche inusitatamente aspre da parte di esponenti del Governo.

Proprio nelle sue parole il centro sinistra, se vuole, può trovare risposta quando si chiede perché mai, pur avendo risanato le finanze pubbliche, avendo privatizzato e liberalizzato, avendo iniziato a sveltire la macchina burocratica e a guadagnare terreno contro l’evasione fiscale, non governa in nessuna delle regioni del Nord.
Sono proprio le aree più produttive quelle che più avvertono il rischio di scivolare in coda all’Europa. A tenere il passo D’Alema ci aveva provato: ma a parte l’episodio isolato del Kosovo, in cui abbiamo svolto bene un ruolo difficile – cosa di cui gli si deve dare atto – sulle questioni di fondo della riduzione della spesa e delle tasse si è fermato.
E invece si sente parlare di “specializzazione”. E’ la strategia secondo cui i DS dovrebbero puntare solo a recuperare il voto degli astensionisti delusi che vogliono sentire “qualcosa di sinistra”; e lasciare che ci pensino Mastella – e forse D’Antoni – a conquistare il voto di centro. Dopo le sconfitte di europee, regionali e referendum, aumentano i DS, sospinti e guidati del Ministro del Lavoro Salvi, sostenitori della “specializzazione”. Una simile scelta sarebbe suicida per i DS: si condannerebbero alla subalternità, butterebbero via quello che hanno pagato per accreditarsi come partito di governo.
Ma sarebbe di danno per tutto il paese: diventerebbe politicamente inutilizzabile il secondo partito italiano, il nostro debole bipolarismo riceverebbe il colpo di grazia. E la cultura del paese- invece di aprirsi alla new economy- subirebbe una involuzione: è bastato questo cambiamento di clima perché già Asor Rosa sull’Unità evocasse fantasmi del passato, e riproponesse la “lotta di classe”.
E’ tempo di agire, ha detto il Governatore. E agire spetta ad Amato. Proprio la debolezza dell’alleanza che lo sostiene, il desiderio di allontanare quanto più possibile la prova elettorale, gli consentono spazi di manovra. Non coglierli, lasciarsi guidare da calcoli pre-elettorali, da funambolismi di coalizione, questo sì, non i mòniti del Governatore, sarebbe rinnegare l’atto di coraggio e i sacrifici che ci hanno portato in Europa.

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