Telefoni, continueramo a pagare

agosto 31, 2000


Pubblicato In: Giornali, Panorama


No di certo. che domanda! Solo il nome hanno in comune il canone telefonico. quello Rai (che è invece una tassa sul possesso di un ap­parecchio tv) e la filastrocca «fra Martino campanaro», anch’essa un «canone» elementare. In tutti i pae­si nella bolletta telefonica c’è una parte fissa (per il fatto di essere inseriti nella rete) e una variabile, in funzione del consumo: perché da noi dovrebbe essere diverso?

Semmai la tendenza è quella contraria: Tempo Zero di Infostrada o Teleconomy no stop di Telecom consentono all’abbonato di telefo­nare gratuitamente dove e quanto vuole in cambio di un abbonamen­to fisso mensile. Il costo per man­dare pacchetti di informazioni digi­tali da una parte al­l’altra del mondo è pressoché nullo, mentre costruire la rete, tenerla ef­ficiente, fare le bollette sono costi fissi. Una norma Ue im­pone agli ope­ratori dominanti di fare prezzi ade­renti ai costi, dunque costi fissi pa­gati dal canone, costi variabili pa­gati dal consumo. Se il canone non copre tutti i costi fissi, aumenta il costo della telefonata. Così si di­storce il mercato: chi usa di più il telefono sovvenziona chi lo usa di meno, quelli che fanno più telefonate di quelle che ricevono sov­venzionano chi ha abitudini oppo­ste. E nessun concorrente ha interesse a costruire proprie reti, la po­sizione dominante di Telecom si perpetua. Mentre interesse di tutti è che aumentino gli investimenti e il loro utilizzo: per voce, per dati, per Internet. Meglio che il canone resti!

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