Telecom: Carnevale Maffé,su banda larga ipotesi ‘sovietiche’

febbraio 28, 2015


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“Mi sembra una cosa vicina a un intervento da pianificazione sovietica – afferma Carnevale Maffe’ sul provvedimento sulla banda ultra larga che si vuole sia in arrivo dal Governo -. E’ un intervento che oggettivamente, se fosse confermata l’ipotesi, sembra alquanto bizzarro. Sembra un intervento molto dirigista – prosegue -. Il governo invece di fare politiche sul lato della domanda, favorendo la maturazione di un mercato solido e robusto, sembra voler giochicchiare con le politiche dell’offerta. Interferendo sulle scelte tecnologiche” di Telecom Italia e “contravvenendo ai principi di neutralità tecnologica.

“Il governo dovrebbe rendersi conto – dice poi il docente Bocconi – che il rame e’ un asset di un’azienda privata e non si può azzerarne il valore interferendo in maniera non corretta con scelte del mercato. Da’ un segnale di grandissima interferenza, terrebbe lontano per dieci anni qualsiasi forma di investimento sul settore se facesse una cosa cosi’”.
“Il Governo non e’ nuovo a fare una cosa del genere – aggiunge anche Carnevale Maffé -. Con Rai Way ha dato segnali francamente molto dirigisti interpretando la premessa del decreto del consiglio che privatizzava la Rai come una condizione irrinunciabile, quando in realtà era una precisazione di garanzia di continuità del servizio che poteva tranquillamente essere interpretata in altra maniera”.
“I segnali del governo non sono segnali di liberalizzazione e di apertura del mercato e questo secondo me e’ preoccupante aggiunge -. Nello specifico la cosa da dire e’ che l’Italia ha una rete un po’ particolare, perché una rete particolarmente corta, dal punto di vista della distanza che c’e’ fra le centraline e le utenze, per cui e’ uno dei posti al mondo con utilizzo più efficace con tecnologia ‘vectoring’, che consente di fare banda larga anche attraverso cavo in ramo. Il Governo sembrerebbe voler strozzare una tecnologia che in Italia potrebbe avere un’applicazione interessante”.
“L’Italia sta scegliendo l’accesso a Internet a banda larga non tramite fisso ma tramite mobile, dove c’e’ forte crescita della domanda, attraverso gli smartphone, attraverso i tablet – aggiunge poi -. La connettività fissa non sta crescendo secondo la media europea. Il governo sembra quasi forzare la mano al mercato. Ma non può andare contro il mercato che chiede connettività, mentre il governo fa una politica di infrastruttura come minimo vecchia di dieci anni”. Quello che manca, invece, sono “significative politiche sul lato della domanda, a parte qualche incentivo a comprare banda larga tramite fibra”. Secondo il docente della Bocconi, pero’, “il vero incentivo non e’ a dotarsi della connessione ma e’ ad adottare i processi digitali. I governi italiani hanno sussidiato l’analogico facendo pagare al digitale i servizi”, facendo spendere di più per l’uso con il digitale mentre allo sportello un determinato servizio e’ gratis, quando avrebbe dovuto fare il contrario.

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