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→  ottobre 12, 2009

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di Marco Onado

OUT: FINANZA STRUTTURATA
La finanza strutturata è quella che ha messo in circolazione i prodotti più complessi, poi definiti “tossici”. Titoli il cui valore dipende da altri strumenti e/o prodotti rischiosi come i derivati. Questo tipo di finanza era opaca e dunque nessuno, a cominciare dagli investitori, era in grado di capire effettivamente i rischi sottostanti. In futuro non possiamo abolire questo tipo di strumenti finanziari, perché ci sono aspetti positivi dell’innovazione, ma possiamo chiedere che la finanza oltre che essere strutturata sia anche “sostenibile” con un termine abusato, ma richiamato anche dall’ultimo G20 di Pittsburgh. Che vuol dire che la finanza deve essere utile anche agli utilizzatori, non solo ai profitti di chi la produce.

IN: TRASPARENZA
Le crisi portano a riscoprire i vecchi valori. Il disastro finanziario che abbiamo attraversato ci fa capire quanto sia importante avere prodotti finanziari trasparenti, cioè chiari e comprensibili e quanto sia importante l’azione delle autorità che vigilano in questo campo. Ma attenzione: abbiamo anche imparato che trasparenza non vuol dire solo informazione. È stato calcolato che per capire un Cdo bisognava leggere prospetti per oltre un milione di pagine: ovviamente non lo ha fatto nessuno e tutti si sono fidati delle agenzie di rating. Trasparenza vuol dire innanzitutto semplicità: Warren Buffett ha sempre sostenuto di non essere disposto a comprare prodotti finanziari che non capiva. È diventato uno degli uomini più ricchi del mondo.

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FRANCO DEBENEDETTI
di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2009

→  aprile 10, 2009

Negli appuntamenti quotidiani del Tg, si sono toccati temi di stretta attualità: il G20 di Londra, lo statuto dei lavoratori, il risanamento delle banche. Sullo sfondo, la grande crisi economica che stiamo vivendo.

Titoli di Stato e rendimenti, 10 Aprile 2009
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→  febbraio 26, 2009

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Mercati e fiducia

Per uscire dalla crisi bisogna ripulire gli attivi delle banche dai titoli cosiddetti tossici: almeno su questo il consenso è unanime. Ma alla domanda, a quanto essi ammontino, non c’è risposta. Fin dall’inizio della crisi, pressante è stata la richiesta alle banche di fare trasparenza sui loro bilanci.

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→  ottobre 31, 2007

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Intervista al senatore Franco Debenedetti

ROMA — «Necessità di adeguare la legge alla realtà dell’attività economica e dell’amministrazione della giustizia c’erano: ma la voglia di rivincita ha prodotto una riforma giacobina ». Il disegno di legge sul falso in bilancio non piace a Franco Debenedetti, voce critica del capitalismo italiano, ex senatore Ds.

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→  dicembre 24, 2003

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Riforme – L’iniziativa di Tremonti è opportuna

La somma dei disastri Bipop, più Cirio, più Parmalat, più Myway, più altre minori, è per l’Italia assai di più, in proporzione al PIL, della somma delle Enron più Worldcom per gli USA. Il crollo di fiducia provocato da Parmalat investe non solo il mondo industriale, ma tutto il Paese: oggi il Financial Times indica un rischio non solo delle obbligazioni delle nostre imprese, ma del debito sovrano della Repubblica.

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→  aprile 5, 2001


Le banche azioniste di Mediobanca rispondono a qualcuno. Ma i padroni del credito….

Con gli accordi sulla corporate governance e sulla composizione dell’azionariato di Consortium che dovrà rilevare le quote ex Lazard di Generali e Mediobanca, si è posto un punto fermo alla travaglio dei primi mesi successivi alla scomparsa di Enrico Cuccia. Il tono generale con cui tali intese sono state accolte è quello dell’entusiasmo: finalmente, si è letto e sentito, anche in Piazzetta Cuccia le azioni si contano pesano e non si pesano. Aldilà del parteggiare per le fazioni che in questi mesi si sono con chiarezza profilate all’interno dell’azionariato di Mediobanca, c’è da chiedersi: ma sono stai davvero risolti i due problemi tanto agitati dai critici di Cuccia, quello del controllo e quello della trasparenza?

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