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→  marzo 25, 2021


Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione». È Mario Draghi a dirlo, il 17 febbraio, nel discorso in cui chiede la fiducia al Senato. E a quanti credono che il mercato assicuri prosperità ai Paesi e libertà ai loro cittadini si è allargato il cuore: per un governo che «nasce nel solco dell’appartenenza all’Unione Europea», il valutare «con attenzione» può solo voler dire, se non ridurre, almeno non aumentare il «perimetro dei suoi interventi» che già fa dell’Italia un’anomalia in Europa. E invece sull’agenda dell’esecutivo incombono due problemi di tale portata che, se dovessero portare a ulteriori ampliamenti dei perimetro di intervento dello Stato farebbero dell’anomalia un’alterità. Si tratta della rete a banda ultra larga, e delle autostrade. Parafrasando Indro Montanelli, in questo articolo si parla solo del primo.

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→  novembre 25, 2020


Intervista di Gianluca Zapponini a Franco Debenedetti

L’economista e saggista a Formiche.net, dopo la lettera del governo a Enel affinché acceleri sul disimpegno in Open Fiber. Mossa legittima, lo Stato è azionista di riferimento del gruppo elettrico, mentre nell’ex Telecom è solo uno dei soci, per giunta indirettamente visto che figura Cdp. E poi la cessione della quota a Macquarie non è un danno per nessuno. Anzi…

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→  giugno 23, 2020


Quella che per lui sarebbe una pars construens, fare un’unica società della rete in fibra ottica, in mano pubblica, e rinazionalizzare Tim, ne è invece la pars destruens di una delle poche grandi aziende del Paese

Beppe Grillo non è mai stato tenero con Telecom Italia: intorno al 2010 ne frequentava le assemblee; una sera Santoro mi invitò ad Annozero per discutere con lui di una questione di immobili che l’incumbent di telecomunicazioni stava vendendo. È quindi con una certa sorpresa che si è letto la sua accusa, anzi condanna, com’è nel suo stile, contro Open Fiber, il concorrente creatole da Renzi nel 2014.

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→  marzo 24, 2020


PER IL SOLE 24 ORE, NON PUBBLICATO

di Franco Debenedetti e Francesco Vatalaro

The Hammer and the Dance è il titolo di un articolo di Tomas Pueyo su Medium, in cui spiega le strategie contro il Coronavirus. Il martello è la strategia che ormai i paesi occidentali hanno abbracciato per invertire la curva dell’epidemia: distribuire gli ammalati su tempi più lunghi per evitare che il sistema sanitario ne sia stritolato. Il “martello” comporta il distanziamento sociale per tutti, l’isolamento domiciliare dei casi sospetti e la quarantena anche dei conviventi, la chiusura di scuole e università e via restringendo.

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→  marzo 13, 2020


Intervista di Gianluca Zapponini a Franco Debendetti

Il problema non è fare o non fare la banda ultralarga, ma a chi affidare il controllo della futura società. Difficilmente la telco guidata da Gubitosi e il campione pubblico rinunceranno alla guida. E del partner scelto da Tim, Kkr, non si può fare a meno. E allora, perché non fare due reti, magari in concorrenza tra loro?

Tim spinge forte sulla rete unica. Ma la partita con Open Fiber è apertissima. Ieri il ceo della compagnia telefonica, Luigi Gubitosi, ha presentato alla comunità finanziaria le linee strategiche aggiornate al 2022, imperniate sulla nascita di una società per la rete unica, con cui portare la banda ultralarga in tutto il Paese.

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→  marzo 4, 2020


Quando si chiamava Telecom, innumerevoli erano stati gli interventi pubblici nella vita dell’ex monopolista delle telecomunicazioni. Da quando si chiama TIM sembrava che non ce ne fossero stati di nuovi. Con preoccupazione si è quindi appreso che, avendo il fondo KKR manifestato l’interesse a prendere una partecipazione fino al 49% nella rete secondaria di TIM per contribuire a finanziarne la transizione dal rame alla fibra, il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha tenuto a ricordare a TIM che la rete è “strategica”, come è dimostrato dal fatto che la legge gli conferisce il potere di esercitare la golden power, vale a dire di negare il suo consenso. Se neanche il governo, e neanche il PD, dimostrano di non considerare che la ex-STET è un’azienda privata, non c’è da stupirsi che ancora tanti non perdonino a Ciampi di averla venduta tutta.

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