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→  ottobre 26, 2004

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Le polemiche su Toroc e Pescante

Nella vicenda Toroc si gioca molto di più della preparazione dell’evento olimpico: la vera posta è la capacità di Torino di gestire professionalmente e correttamente un’impresa complessa. In fondo i soldi il governo si è dichiarato disposto a stanziarli; e alla fin fine anche città molto meno attrezzate di Torino ce l’hanno fatta a mettere in scena lo spettacolo. Altra è la paura dei torinesi: scoprire che i nostri patrimoni di capacità manageriale, di serietà gestionale, di correttezza sabauda, si sono dispersi e che non siamo capaci di fare neppure quello in cui sono riusciti Mexico City ed Atene.

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→  maggio 6, 1999


La contingenza pre-contrattuale può giustificare che si alzino i toni; ma se le analisi sono tanto semplificatrici da apparire rozze, il risultato nuoce alla credibilità stessa di chi le enuncia.
Stiamo parlando, come si sarà capito, della recente intervista di Sergio Cofferati “Un capitalismo egoista sta fiaccando l’economia” (La Repubblica, 4 maggio ). Sarebbe fin troppo facile ribattere ricordando quanta responsabilità sindacale ci sia nei vincoli che ostacolano lo sviluppo, dalla flessibilità alla burocrazia centrale e locale, dai trasporti alla scuola. Ma il problema posto da Cofferati é un altro e va affrontato con serietà non fosse altro perché il suo “senza qualità” sembra riecheggiare, sia pure con toni e accenti assai diversi, il “senz’anima” pronunciato pochi giorni fa da Carlo Azeglio Ciampi.

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→  aprile 29, 1999


“Lo sviluppo da consentire” é l’obbiettivo che la politica deve porsi

Come quelli che l’hanno preceduto nella serie, anche questo articolo comparirà sotto il titolo “lo sviluppo da rilanciare”. Ma la locuzione a me pare logicamente contraddittoria, dato che ha in sè la negazione del proprio assunto; infatti, se lo sviluppo é l’obbiettivo, proporsi di “rilanciarlo” non indica una soluzione, ma piuttosto crea un problema. “Lo sviluppo da consentire”, questo é il titolo che vorrei; perché questo é l’obbiettivo che la politica deve porsi.

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→  gennaio 1, 1999


“Perché essere ottimisti sul futuro del lavoro”
a cura di Maurizio Rojas
Prefazione di Franco Debenedetti
Carocci Editore, Roma 1999.


1.Questo non é un altro libro sulla disoccupazione. Questo é un libro sulle false spiegazioni, sugli errori predicati dai falsi profeti. Ma a differenza dei falsi profeti che, secondo la Scrittura, prima della fine del mondo inganneranno anche i fedeli facendo miracoli, questi falsi profeti ingannano i lavoratori pronosticando per il nuovo millennio un’altra apocalisse, l’ineluttabile avvento della fine del lavoro. “Invece di fare qualcosa per la nostra disoccupazione di massa e la crescente difficoltà che incontriamo a essere parte dello sviluppo del mercato globale”, scrive Rojas ( pag. VII), “noi siamo disposti a interpretare questi problemi come l’evidenza palmare della fine del mondo qual è oggi”.

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→  marzo 23, 1994


intervista di Loris Campetti

«La disturba il fumo? Questo è un sigaro più che progressista: è un sigaro cubano». Non sarà il fumo a dividerci dall’ingegner Franco De Benedetti, candidato per il polo progressista nel colle­gio Torino 1 (centro). Fedele al suo cognome, di mestiere fa l’imprenditore e candidandosi si è dimesso dalle cariche che ri­copriva, presidente della Sasib e vicepresidente della Sogefi: «Non per incompatibilità di ruoli ma per evitare possibili in­compatibilità di tempo e impe­gni». Cita Pannunzio, ricorda Adriano Olivetti e il laboratorio degli anni Sessanta.

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→  novembre 15, 1993


I Dieci comandamenti di Deng Xiaoping per il rilancio dell’«economia di mercato socialista» – che poi di fatto significa «capitalismo alla cinese» – ci confermano come il mondo stia cambiando sotto i nostri occhi, sicché non è neppure scontato che alla fine del secolo l’Europa occidentale e l’America del Nord possano ancora considerarsi il centro propulsivo dell’economia del pianeta.

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