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→  gennaio 22, 2014


di Raffaele Bonanni

Caro Direttore,
solo alcuni organi di informazione (tra cui Il Sole 24 Ore) hanno saputo valorizzare la svolta storica rappresentata dall’accordo sulla rappresentanza tra le tre maggiori Confederazioni sindacali e Confindustria. Una straordinaria “riforma istituzionale” che sana un ‘vulnus’ sulla certificazione della rappresentatività sindacale che esisteva fin dal varo della Costituzione repubblicana.

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→  gennaio 17, 2014


Le Poste sono il pezzo forte delle nuove “privatizzazioni” annunciate dal Governo. Privatizzazioni tra virgolette, dato che una vendita del 40% equivale all’emissione di obbligazioni perpetue a rendimento variabile, che però non rientrano nel debito pubblico come definito da Eurostat. La vendita totale non è prevista neppure come ipotesi: è quindi dichiarata la volontà del Tesoro di continuare a detenere il controllo.

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→  dicembre 7, 2011


La vendita anche di piccoli cespiti avrebbe un alto valore simbolico

Le privatizzazioni fanno parte delle misure per il risanamento o di quelle per la crescita? La domanda è intenzionalmente provocatoria, vuole mettere in evidenza la gande assente nella manovra dal Governo: neppure una privatizzazione a bilanciare imposte e tagli. Provocatoria anche di una riflessione più generale: il fatto cioè che le privatizzazioni siano considerate un sacrificio nelle emergenze, e non una strategia per la crescita, un modo di stimolare l’economia restituendo attività in monopolio pubblico all’iniziativa privata e al vincolo della concorrenza.

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→  febbraio 15, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Le Poste? Un paradosso. La liberalizzazione dei servizi postali? Un kamasutra. Paradosso le Poste, perché sono una Banca che non può essere privatizzata, dato che fa anche il servizio postale; e sono un servizio che non può essere liberalizzato, dato che raccoglie anche risparmio.
Per fortuna che Bruxelles c’è, e ha decretato che i servizi postali vanno liberalizzati sotto la regia di un’Autorità indipendente, dal governo e dal monopolista. Che fare, dunque?

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→  dicembre 20, 1998


In Italia ogni cittadino spedisce ogni anno in media 100 “oggetti” (lettere, cartoline, pacchi): contro uno standard europeo di 400 (che arriva a 600 in Francia). A forza di disservizi e di ritardi, gli utenti, quando possono, usano altri sistemi per comunicare: il telefono, il fax, i corrieri privati.

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