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→  novembre 30, 1995


Dopo Tangentopoli, affittopoli, invalidopoli, e poi concorsi univer­sitari, e militari quanto basta per un paio di reggi­menti. Aumenta il numero delle persone coinvol­te, fino a com­prendere conoscenti, amici: chi, in cuor suo, può dir­si completamente innocente? Chi può pensare di processare 10 mi­la invalidi o 5 mila militari? E allora c’è sempre qualche nobile spirito che invita alla flagellazione: non c’è nulla da fare, siamo un paese di ladri e di corrotti, geneticamente diversi dagli altri popoli, usi a sotterfugi e furberie. A parte il fatto che, se così fosse dav­vero, neppure la flagellazione ci ri­scatterebbe, né qualche tonante artico­lo ci farebbe cambiare abitudini, è poi vero che siamo diversi? Non si vogliono certo né negare né assolvere certi comportamenti: ma le autocondan­ne generiche servono a poco.

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→  novembre 30, 1995


La rimozione di Mancuso dal ruolo di Guardasigil­li, e gli stra­scichi di conflitti tra istituzioni dello Stato che ne sono seguiti, sono in fondo i ri­sultati meno importanti della mozione personale di sfiducia presentata dalla maggioranza e approvata dal Senato il 17 otto­bre scorso. Assai più rilevante è la catena di eventi che la mozio­ne ha determinato.

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→  luglio 27, 1995


Il ministro delle Poste, Agostino Gambino, tutela il monopolio delle telecomunicazioni in Italia. Franco Debenedetti, senatore progressista, ne è convinto e ieri, nel corso di un dibattito sulla liberalizzazione delle reti organizzato da British Telecom e dal Free Europe Journalist Club, ha ricordato come Gambino abbia affermato, una settimana fa alla Camera, che «limitare i diritti dell’esclusivista, attualmente, non è nell’ottica del governo». Ad avviso di Debenedetti, le dichiarazioni di Gambino «sono tutt’altro che generiche, anzi sono chiarissime», per cui «si deve prendere atto che il ministro identifica, attualmente, il proprio mandato nella tutela del monopolista».

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→  giugno 8, 1995


Caro Direttore,

nel tuo articolo di domenica anche tu dai credito alla diffusa opinione, secondo cui per i parlamentari il diritto alla pensione (che il regolamento chiama vitalizio) maturerebbe solo dopo aver doppiato il capo di metà legislatura.

Le cose non stanno così: che la legislatura duri un giorno o cinque anni meno un giorno. il senatore (ma credo anche il deputato) ha diritto a una pensione, naturalmente purchè versi i con-tributi relativi alla durata nominale dell’intera legislatura.
La cosa mi pare abbia anche una sua logica, se il vitalizio ha lo scopo di indennizzare in qualche modo chi, per dedicarsi all’attività parlamentare. lascia (e non solo sospende) altre attività professionali.

→  giugno 1, 1995


Confronti & Incontri

L’esito dei referendum offre l’occasione Per alcune considerazioni: la prima è l’eccezionale maturità politica dell’elettorato, che si è saputo districare tra una serie di questioni tecnicamente complesse e politicamente controverse. Per convincersene si guardino le differenze di percentuale dei si e dei no tra quesiti sullo stesso argomento, quelli sul sindacato e quelli sul commercio e soprattutto il risultato che ha permesso di sconfiggere la proposta monoturnista in uno dei referendum lini importanti e meno dibattuti nel corso della campagna.

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→  maggio 30, 1995


Le elezioni amministrative hanno avuto un valore politico, esaltato o sminuito a seconda delle aspettative o dei timori prima del voto, della soddisfazione o delle delusioni dopo la chiusura delle urne. Significato politico di primaria importanza avranno i referendum dove su questioni, alcune importanti (le TV) altre meno (gli orari dei negozi), si deciderà della sorte di Berlusconi e di Forza Italia, un movimento che appena un anno fa aveva rivolu­zionato il panorama politico italiano.

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