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→  novembre 28, 1997


La presentazione del rapporto Cer è stata l’occasione per un nuovo sviluppo nella polemica divampata in queste settima­ne sui maggiori organi di informazione nazionale e internazionale su come so­no gestiti i conti al Tesoro, in vista del raggiungimen­to del famoso 3% di deficit necessario all’Euro. Il sottosegretario Piero Giarda, avvocato d’ufficio del Teso­ro, ha respinto con energia le accuse mosse da France­sco Giavazzi sul Corriere della Sera e da James Blitz sul Financial Times.
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→  novembre 13, 1997


Quali conseguenze politiche di lungo respiro avra’ l’ingresso di Antonio Di Pietro in Parlamento lo diranno i fatti. Ma se c’e’ un rischio immediatamente concreto e’ che il riequilibrio moderato dell’Ulivo porti un segno di assoluta indifferenza ai temi dell’economia e dell’impresa, del mercato e della concorrenza.

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→  novembre 8, 1997


Per mesi i lavori della Bicamerale so­no stati bloccati dallo scontro sulla giustizia. La battaglia per la legalità annega il paese in un torrente di polemiche che non trova soluzione né a Milano né a Ro­ma, né a Palermo. E’ la croce dolorosa del­l’irrisolta transizione italiana.

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→  ottobre 25, 1997


Per non aprire la crisi, Bertinotti aveva anche avanzato la richiesta di rin­viare sine die la privatizzazione di Eni; an­cora per il 51% in mano pubblica, e di Enel, totalmente dello Stato. Nei commen­ti, questa richiesta passò in secondo piano rispetto a quella più “scandalosa” della ri­duzione di orario a parità di salario. Poi c’è stato il successo dell’offerta pubblica per Telecom, la maggiore in Europa fino a que­sto momento. Come dire che, quanto a pri­vatizzazioni, ci si debba per il momento ac­contentare. Non è così: rinviare la vendita di Eni ed Enel sarebbe un fatto grave, per tre ordini di motivi che riguardano rispetti­vamente i consumatori, la nostra econo­mia, il Governo stesso.

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→  ottobre 17, 1997


La ricomposizione della crisi è un fatto positivo: ma il prezzo pagato è chiaro ed è duplice. Sul piano de­gli equilibri politici, ha sicuramente ragione Prodi a sostenere che «il governo è lo stesso e non ha cambiato natura»; tuttavia osservatori interni ed internazionali dei più diversi orientamenti hanno concordemente rilevato che a mutare segno è stata la coalizione, accentuando an­cor più il peso della componente di sinistra. Sul piano dei contenuti stanno l’accettazione, sia pure rinviata nel tempo e rimandata alla contrattazione tra parti sociali, del principio della riduzione dell’orario a parità di salario, e la rinuncia a incidere sul nodo previdenziale. Quanto agli altri due punti – il rinvio sine die delle privatizzazioni di Enel ed Eni, e la nuova missione per l’Iri – è un mistero se il governo si riterrà vincolato alle promesse fatte da Prodi o se si avvarrà del silenzio osservato a crisi risolta.

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→  settembre 19, 1997


Risposta alla lettera di Ida Vana, presidente Api Torino e Provincia.

La relazione tra ospitare la sede dell’Autorità ed acquisire per questo il titolo di «polo di svilup­po industriale delle telecomuni­cazioni» non sussiste: a meno che non si intenda trasferire per legge a Torino le sedi di Telecom, Me­diaset e Pirelli. Chiarissima inve­ce è la relazione tra le decisioni che l’Autorità assumerà e lo svi­luppo del settore: e su questo non c’è, spero, alcun dissenso con gli amici dell’Api.

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