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→  maggio 19, 2003

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Lettere a Paolo Mieli

Non sono affatto come i melii quelli che ormai si suol chiamare terzisti, caro Mieli. Gli isolani della colonia spartana volevano essere neutrali, «alleati né degli uni né degli altri». Invece nell’arcipelago dell’opposizione, una netta demarcazione passa tra «sinistra di governo» e «sinistra identitaria».

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→  giugno 8, 2001


Rifondare I DS? Certo, partendo però dagli uomini che hanno fatto parte del governo

“Muoiono anche i partiti” è il grido di dolore che Miriam Mafai ha lanciato dopo l’ultima direzione DS. Ma il problema per i DS non è della buona morte ma del significato della vita; non è risalire da quel misero 16% dei voti ottenuti al proporzionale, ma definire la propria natura. E cioè se essere un partito che ambisce ad avere la guida dell’opposizione e ad esprimere il futuro candidato premier, o se accettare di essere confinati nel ruolo di portatori di truppe, che al comando possono dare solo il numero due. Da questo punto di vista, per i DS, peggio ancora della loro direzione è stata la successiva riunione dei comitati per Rutelli: sul palco c’erano Veltroni e Fassino, la rappresentazione vivente di una ricorrente subalternità.

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→  aprile 7, 1993


Il quesito referendario del 9 giugno sulla preferenza unica aveva il pregio della semplicità: chiedeva di por fine alla manipolazione della volontà popolare da parte delle segreterie dei partiti, ai non infrequenti brogli. Il suo successo plebiscitario è dipeso anche dalla relazione immediatamente percepibile tra obiettivo e quesito, tra fine politico e mezzo.
Questa solare chiarezza sembra invece mancare alla consultazione del 18 aprile: per il numero dei quesiti, e già quindi per la necessità di manipolare nove schede perché minore è la rilevanza politica di molti di essi e controversa l’opportunità di alcuni;. perché il quesito più rilevante, quello sulla riforma della legge elettorale, è solo la premessa di una modifica più completa che riguardi la Camera oltre il Senato.

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→  marzo 9, 1993


Il grande vuoto è incominciato sabato pomeriggio. La notizia dei decreti Amato-Conso era arrivata ai giornali venerdì sera, dopo un lunghissimo Consiglio dei ministri: i commenti erano frammentari, a volte incerti: sembrava che nessuno volesse crederci, che la politica aspettasse tempo per capire, prima di reagire. E domenica, con i commenti e gli editoriali dei giornali, è incominciato il tam-tam delle telefonate: e quindi gli inviti a preparare appelli, mandare fax, organizzare proteste. Anche quando si è saputo che il Capo dello Stato aveva deciso di non controfirmare il decreto, la mobilitazione è continuata, come se non si volesse perdere la seriazione di sentirsi partecipi e protagonisti di nuovo.

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