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Archivio per il Tag »Luigi Guiso«

→  gennaio 13, 2016


Non solo inutile, anche dannosa sarebbe per l’Italia una moratoria di 12-18 mesi per l’entrata in vigore della Brrd, Direttiva bancaria di recovery e resolution: è invece quella che ripetutamente chiedono Luigi Guiso e Luigi Zingales sul Sole 24 Ore, come ricordato anche su queste colonne. La Brrd prevede che in caso di bail-in venga annullato il valore delle obbligazioni ordinarie (per le azioni e le obbligazioni subordinate è già previsto fin dal 2013) e, se necessario, quota parte dei conti correnti superiori ai 100 mila euro; a questo rischio potenziale corrisponde un maggior tasso di interesse per la raccolta; e siccome le nostre banche hanno emesso molte più obbligazioni di quelle degli altri paesi europei, scrivono i due economisti, deve essere riconosciuto più tempo alle banche che le hanno emesse e alle famiglie che le hanno comperate.

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→  gennaio 9, 2016


articolo collegato di Alberto Brambilla

Se il governo Renzi deve mettersi di traverso in Europa, lo faccia sulle banche. E’ l’appello che arriva di fatto da un fronte variegato di economisti e addetti ai lavori, anche vicini al premier come l’investitore Davide Serra. A seguito dell’entrata in vigore il 1° gennaio nell’Unione europea del nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie, il bail-in, tre economisti di diversa estrazione e differenti impostazioni hanno esortato il governo a chiedere alle autorità comunitarie una “moratoria” eccezionale e temporanea all’uso del nuovo meccanismo, approvato ed efficace nei 28 stati membri dell’Ue. Il bail-in rappresenta una rivoluzione nella gestione delle crisi del credito: evita il fallimento di un istituto e ne predispone il risanamento infliggendo le perdite ai suoi azionisti e creditori, anziché scaricare i costi del salvataggio sui contribuenti, com’è stato finora con i bail-out. Gli economisti che, con ragioni diverse, chiedono un periodo di grazia per l’Italia sono: Luigi Guiso (Einaudi Institute for Economics and Finance, finanziato dalla Banca d’Italia) e Luigi Zingales (Chicago Booth, ex membro dei cda di Eni e Telecom) sul Sole 24 Ore, edito da Confindustria, e Paolo Savona (ex ministro dell’Industria), sulle testate del gruppo Class.

Dopo la risoluzione di quattro banche regionali a metà dicembre con la parziale applicazione delle regole del bail-in, gli obbligazionisti subordinati che sono incorsi in perdite hanno protestato chiedendo di riavere quanto investito diffondendo un vasto moto di sfiducia verso l’industria bancaria che già rischia di risentirne. Zingales e Guiso, con tre articoli in successione sul Sole 24 Ore (l’ultimo venerdì), insistono sull’eccezionalità della situazione italiana. Le nostre banche da tempo si finanziano vendendo obbligazioni subordinate, le prime a subire perdite insieme alle azioni, e ordinarie, emesse dagli stessi istituti e vendute alla clientela anziché collocarle solo presso gli investitori istituzionali, per esempio i fondi, come avviene negli altri paesi europei. In generale almeno il 30 per cento della raccolta bancaria, soprattutto tra le piccole banche, è rappresentato da obbligazioni ordinarie. Tale anomalia, rinfacciata dalla Commissione europea alla Banca d’Italia, andrebbe sanata di certo, dicono gli economisti, ma ciò richiederebbe tempi lunghi. In cambio dell’obbligo per le banche di non vendere più obbligazioni bancarie ai clienti allo sportello – questo è il nocciolo della proposta di Zingales e Guiso – l’Italia dovrebbe proporre a Bruxelles l’esenzione temporanea (12-18 mesi) dall’applicazione del bail-in per risolvere future crisi. “Una sospensione temporanea metterebbe al riparo i risparmiatori dal rischio immediato di subire il costo del bail-in e darebbe loro più tempo per rivedere gli investimenti. Nel frattempo il governo avrebbe anche tempo per rivedere le regole di protezione dei risparmiatori per assicurarsi che quanto accaduto non possa accadere più anche dopo la fine della sospensione temporanea”, mediante la creazione di una autorità per la protezione dei risparmiatori che riunisca alcune competenze oggi distribuite tra Consob, Banca d’Italia e Antitrust. Per quanto adesso risulti destabilizzante, il bail-in non è una novità per governanti e banchieri: nel 2010 la proposta venne illustrata a Bruxelles dalla Association for financial markets in Europe, la lobby delle 200 banche d’investimento più influenti, tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit, come soluzione per prevenire in Europa fallimenti del calibro di Lehman Brothers. Paolo Savona, economista euro-critico, ha sostenuto venerdì su MF/Milano Finanza che “l’Italia non avrebbe alcun danno a chiedere la moratoria temporanea” per motivi eccezionali. Sta già succedendo in alcuni paesi del nord Europa con il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone, a fronte della crisi dei rifugiati siriani.

Quindi “non si vede perché non si decida che anche la direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie debba essere oggetto di sospensione per frenare la crisi di fiducia che ha colpito la clientela bancaria”. Così “si manderebbe alla clientela il messaggio che si sta seriamente studiando come proteggere il risparmio affidato alle banche”. Tuttavia il ministero dell’Economia, secondo fonti interne, non si avventurerà in una richiesta di moratoria eccezionale per l’Italia. Piuttosto vorrebbe fare emergere in sede europea la necessità di utilizzare l’esperienza dei primi casi di bail-in per gestire la transizione al nuovo regime con la consapevolezza dell’impatto reale sul sistema e sui risparmiatori. Per esempio facendo emergere come alcuni strumenti siano diventati più rischiosi in maniera retroattiva, proprio in forza dell’applicazione del bail-in, come ha sostenuto Roberto Gualtieri, eurodeputato del Pd e presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo. I cambiamenti di approccio e le soluzioni particolari trovate in passato in vista dell’introduzione piena del bail-in hanno avuto esiti discutibili, da ultimo il caso del portoghese Novo Banco, destabilizzando il settore del risparmio gestito. Davide Serra, manager del fondo Algebris, sul Financial Times ha attaccato: “Siamo a due o tre anni dall’avvio dell’Unione bancaria, ma ogni volta che succede qualcosa loro la cambiano in corsa. E’ scioccante”, ha detto il manager considerato vicino a Renzi, riferendosi alle regole decise da governi nazionali e Banca centrale europea.

→  aprile 16, 2013


di Luigi Guiso e Guido Tabellini

Come ha ricordato Roberto Napoletano nel suo editoriale di domenica, la stretta del credito sull’economia italiana sta diventando sempre più soffocante, ed è urgente fare tutto il possibile per allentarla. In un contesto in cui la domanda interna è assente l’industria italiana sopravvive solo se riesce a esportare. Ma per raggiungere i mercati più lontani ed essere competitivi, occorrono nuovi investimenti. Chi li può finanziare?
Prometeia stima che da qui al 2015 le imprese manifatturiere italiane dovranno fare nuovi investimenti per almeno 150 miliardi – di più per rinnovarsi e raggiungere i tassi di investimento delle imprese tedesche –. È quanto mai improbabile che il sistema bancario italiano sia in grado di fornire questa liquidità. I vincoli di capitale sulle banche e lo stato dei loro bilanci non lo consentono. Sempre secondo Prometeia, i flussi di nuovo credito bancario alle imprese in questo stesso periodo difficilmente supereranno i 60 miliardi. Cioè tra la domanda e l’offerta di credito vi sarà un gap di almeno 90 miliardi nei prossimi tre anni. Per colmare il gap e consentire ai piani di investimento di realizzarsi, occorre trovare finanziamenti alternativi al credito bancario. Ciò non è impossibile, perché le banche centrali stanno inondando i mercati di liquidità e questa è alla ricerca di rendimenti elevati. Il problema è come far arrivare i fondi a piccole e medie imprese (Pmi), che tradizionalmente si finanziano solo con il credito bancario.
Vi sono due strumenti che potrebbero essere potenziati (per una discussione più dettagliata, si veda il sito www.ideeperlacrescita.it).

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→  luglio 28, 2012

di Tito Boeri e Luigi Guiso

E’ come se avessimo infranto un tabù. Nel momento più acuto della crisi del debito il ministro dell’Economia, incurante del potenziale conflitto di interessi, si è affrettato a scrivere un’accorata difese delle fondazioni bancarie in risposta alla nostra lettera aperta.

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→  luglio 23, 2012


di Vittorio Grilli

Caro Direttore, sul giornale di martedì scorso i professori Boeri e Guiso mi hanno indirizzato una lettera aperta, e mi hanno rivolto alcune domande sulle fondazioni bancarie, prendendo spunto da una mia valutazione positiva sul loro operato, espressa durante un recente seminario, e da uno studio sulle fondazioni, pubblicato da Mediobanca lo scorso maggio. Itemi toccati sono di sicuro interesse e attualità e non intendo quindi sottrarmi alla discussione. Boeri e Guiso mi chiedono anzitutto su quali basi io abbia espresso il mio giudizio positivo sull’operato delle fondazioni bancarie.

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→  luglio 17, 2012


di Tito Boeri e Luigi Guiso

Caro ministro Grilli, tre settimane fa a un seminario a Predazzo lei ha espresso un giudizio molto positivo sull’ operato delle fondazioni bancarie e sulla guida loro offerta dall’ Acri, l’ Associazione che le riunisce («le fondazioni sono rigorose e solidali al tempo stesso e, grazie alla leadership di Guzzetti, hanno capito che devono lavorare insieme»).

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