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→  aprile 30, 2014


di Giuliano Ferrara

Se Paul Krugman dice che il libro di questo Thomas Piketty è la nuova edizione per il nostro secolo dell’anatomia della società civile dell’Ottocento contenuta nel Das Kapital di Marx (in realtà Krugman è spicciativo, scrive in tono entusiasta che è fantastico, il miglior libro da decenni in qua), devo credergli. Se un verbale di commissariato parigino afferma che Piketty le suonava alla moglie, Aurélie Filippetti, ora ministro della Cultura, devo credergli. Se il Wall Street Journal trova il saggio che fa tendenza a Washington ideologico e confuso quanto a dati e interpretazioni, devo credergli.

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→  marzo 18, 2014


Per gli italiani George Soros è quello dell’attacco alla lira, dell’uscita dallo Sme, della svalutazione del 1992. Speculatore con un acuto senso delle linee di faglia dei mercati, filantropo generoso nel diffondere l’idea di società aperta nei Paesi usciti dal comunismo, pensatore con una visione esagerata di sé («Volevo essere un riformatore economico, come Keynes, o meglio ancora, uno scienziato, come Einstein»), Soros è davvero un personaggio singolare. La tragedia dell’Unione europea: disintegrazione o rinascita? è il libro che raccoglie quattro interviste che gli ha fatto Gregor Peter Schmitz, giornalista dello Spiegel; tre nell’estate 2013, l’ultima a dicembre, dopo le elezioni tedesche e il compromesso sull’unione bancaria.

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→  marzo 14, 2014


Review by Ferdinando Giugliano

Nearly five years on from the start of the eurozone crisis, even its most strenuous critics have to admit that things are looking better for the currency union. Bond yields in troubled countries have fallen sharply from the levels reached in 2011. True, public debt is still rising and unemployment, particularly among the under-30s, is still worryingly high. But as the recovery gathers pace, the hope is that the fiscal outlook will improve and companies will resume hiring.

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→  marzo 4, 2014


Bele sì (proprio qui)
Ebrei ad Asti

di Maria Luisa Giribaldi e Rose Marie Sardi
Introduzione di Franco Debenedetti
Editrice Morcelliana

Leggendo nel rotolo della Legge durante il suo bar mitzwah, il ra­gazzino perde il segno; bele sì, gli suggerisce sottovoce il rabbino, bele sì, ripete il ragazzino, confondendo ebraico e dialetto.
Bele sì, proprio qui. Qui, in questa pagina. Qui, in questo luogo. Il Libro e Asti.
Leggere le Scritture ad Asti: questo è ciò che tale lavoro vuole do­cumentare, per questo raccoglie dati e date, narra di persone e di fatti, descrive la vita della comunità israelitica che in Asti si insediò, ad Asti visse per secoli, crebbe, fiorì e poi si estinse. I suoi membri se ne allonta­narono fisicamente, andando a vivere in città più grandi, e culturalmente andando a far parte di più ampie comunità. Ad Asti, bele sì, non c’è più una comunità, l’unico luogo di culto ancora frequentato è il cimitero.

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→  dicembre 22, 2013


Recensione a
La fin du rêve Européen
François Heisbourg
ediz. Stock, pagg. 194


Non vuole essere confuso con gli eurofobi di destra e di sinistra. Ha votato sì a tutti i referendum europei. È federalista convinto. François Heisbourg, presidente dell’International Institute for Strategic Studies di Ginevra, lo dice chiaro: Fin du rêve Européen, titolo del suo ultimo libro, non è un auspicio, è una constatazione.

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→  novembre 23, 2013


Recensione a
The Pity of It All: A History of the Jews in Germany, 1743-1933
di Amos Elon
Metropolitan Books/Henry Holt & Company
446 pp.


Due anime in un solo corpo: dai poeti ai rivoluzionari, un’identità tormentata. La storia di un’assimilazione, prima del diluvio.

È il 1933: Hannah Arendt, detenuta e rilasciata dalla Gestapo, decide di lasciare la Germania della barbarie. È senza documenti, il treno corre verso il confine con la Cecoslovacchia. Va nella direzione opposta a quella che, 190 anni prima, aveva seguito il quattordicenne Moses Mendelssohn andando dalla nativa Dessau verso la Berlino dell’illuminismo. “Oggi sono passati sei buoi, sette maiali e un ebreo” annotava nel suo registro il custode della porta di Rosenthal. La Ahrendt, la sera prima di partire aveva recitato poeti greci cenando sul Kurfuerstendamm con Kurt Blumenfeld. Il giovane Moses, malnutrito, sapeva solo l’ebraico e lo Judendeutsch: tedesco, latino, greco, francese, inglese li avrebbe imparati da solo e in segreto, agli ebrei era proibito. Con Mendelssohn, “Socrate tedesco”, “Lutero ebraico”, filosofo e scrittore noto in tutta Europa, ammirato da Goethe e da Herder, amico di Lessing e di Wieland, iniziava “la lunga fila degli ebrei tedeschi assimilati che adoravano la cultura e la civiltà tedesca”; Amos Elon inizia da lui per narrare la storia dell’assimilazione degli ebrei tedeschi. È un processo che riguarda tutti gli ebrei europei: ma solo in Germania essa “riflette la complessità di un rapporto che alla fine diventò una sorta di identità […]; il dualismo di tedeschi ed ebrei, due anime in un solo corpo, sarà la preoccupazione e il tormento degli ebrei tedeschi per tutto l’800 e i primi decenni del 900. In nessun altro paese dell’Europa occidentale questo dualismo fu così profondo e alla fine così tragico”.

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