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Archivio per il Tag »job property«

→  ottobre 7, 2014


Che abbia ragione chi sostiene che quella sull’articolo 18 è una battaglia ideologica, perché a difendere i diritti di chi lavora ci sono fortini giuridici, e a frustrare gli interessi degli imprenditori lo Stato provvede con mezzi ben più intrusivi? A far sorgere il dubbio è la questione dei licenziamenti disciplinari.
Una sorta di residuo secco tra i licenziamenti discriminatori, – che mai nessuno si è sognato di legittimare – e quelli per giustificato motivo economico – per cui non ci andava molto a capire che il giudice non è la persona adatta a decidere.
È quindi comprensibile che in questa battaglia politica, i licenziamenti individuali siano il contenitore delle riserve mentali: sia di quanti pensano di conquistare riformismo con i decreti delegati sia di chi conta di recuperare garantismo nei tribunali.
Se diventassero il contenitore di casi ambigui nella definizione e incerti nella risoluzione, questa sarebbe davvero stata soltanto una battaglia ideologica interna alla sinistra. Per evitarlo c’è una strada molto semplice: stabilire senza equivoci che per tutti i cosiddetti licenziamenti disciplinari l’azienda ha il diritto a sostituire l’eventuale reintegro con un indennizzo di entità nota ex ante.

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→  settembre 26, 2014


Al direttore.

La battaglia per il superamento dell’art. 18 dello Satuto dei lavoratori è con ogni probabilità finita. E’ finita quando Renzi ha posto la questione in termini chiari: perché Renzi sa che, se non vince, perde, e che la marcia indietro su una questione su cui si è impegnato sarebbe per lui come il taglio della chioma per Sansone, il suo potere svanirebbe.

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→  marzo 15, 2014


Caro Direttore, i nomi contano. Di una liberalizzazione dei contratti a termine che si nasconde dietro quello di “prova”, estendendolo a un periodo, questo sì “senza precedenti”, di tre anni, il meno che si possa dire è che non ha il coraggio di chiamarsi con il suo nome. Che poi questa liberalizzazione “incida sul mercato del lavoro più che se fosse stato abolito l’art.18”, come scrive Enrico Marro (“Meno vincoli e alibi sulle assunzioni”, Corriere della Sera del 13 Marzo), è difficile da capire.

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