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→  novembre 26, 2009

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La storia dimostra che il progresso civile ed economico nell’ex regno di Napoli è arrivato dopo l’Unità: prima la provincia era profondamente arretrata.

Fino all’ultimo periodo borbonico, il Banco di Napoli era l’unica banca del Paese, senza succursali. “Ai cittadini di Reggio che ne chiedevano una per la loro città – scrive G. Galasso (La disarticolazione di Napoli dal Mezzogiorno, in Ventunesimo Secolo numero 20, ottobre 2009, Rubettino) – Ferdinando IV la sconsigliava, esprimendo il paterno parere che le banche servissero solo ad affliggere la gente facendo dilagare l’uso delle cambiali”.

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→  novembre 25, 2009

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da Peccati Capitali

Perché non si mette il crocifisso nei tram? Quello che sta nelle aule scolastiche ha fatto nascere il problema: se levarlo per rispetto a chi è di religione diversa, oppure lasciarlo come segno dell’identità culturale del Paese. La discussione si è poi impennata su temi alti, diritti di maggioranze e minoranze, tolleranza e multiculturalismo. Sta però il fatto che i crocifissi su cui si discute sono solo quelli che si trovano nelle aule scolastiche e in quelle dei tribunali: la ragione per cui sono solo lì e non altrove può aiutare a capire in che cosa veramente consista il problema.

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→  ottobre 15, 2009

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Al Direttore

A leggere i giornali italiani, anche quelli grandi, i Nobel quest’anno sarebbero andati ad economisti scettici sulla capacità del mercato di autoregolarsi, dubbiosi dell’utilità delle privatizzazioni, favorevoli all’intervento dello Stato.
La realtà è esattamente il contrario: Oliver Williamson, proseguendo nel solco della lezione Ronald Coase, mostra come sia più efficiente quando è l’impresa e non i regolatori a determinare i limiti di integrazione organizzativa e proprietaria; Elinor Ostrom ricerca quali siano le condizioni in cui soggetti privati trovano intese cooperative senza bisogno di interventi statali.
Proprio vero che ognuno guarda i fatti, e a maggior ragione quelli che avvengono fuori da casa propria, con gli occhiali della propria cultura quando non dei propri pregiudizi.

Franco Debenedetti

→  ottobre 12, 2009

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Dieci grandi esperti indicano i termini più d’attualità e quelli destinati all’oblio

Abs, cartolarizzazione, cdo: quali sono le parole, i neologismi sorti nel corso della crisi economica 2007-2008 cui possiamo dire addio? Quali termini finiranno (o vorremmo vedere finire) nel cassetto, nella speranza di non dover fare più i conti con il loro significato negli anni a venire? E quali termini invece potrebbero tenerci compagnia nei prossimi anni, arricchendo il dibattito e il nostro vocabolario quotidiano? L’abbiamo chiesto a dieci dei maggiori economisti italiani. A ognuno è stato domandato di individuare due termini, nati sulle labbra degli esperti per arrivare sulla bocca della gente comune, che abbiamo contrassegnato – nel male, quindi “out” – e siano destinati a contrassegnare – nel bene, quindi “in” – l’evoluzione dei cicli economici trascorsi e futuri. Parole da cui liberarsi quasi fossero zavorre, insomma, e vocaboli cui attaccarsi nella speranza che i sistemi economici siano più solidi e vigilati di un tempo. La risposta? Meno scontata di quella che si possa immaginare, come si può vedere dalle loro testimonianze raccolte qua sotto.

a cura di Luca Davi

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→  dicembre 7, 2005


Il rischio Argentina non è realistico. L’italia ha realizzato riforme come nessun altro Paese europeo. Peccato siano distorte.

Sul survey dell’Economist sull’Italia, illustri editorialisti hanno stigmatizzato che i giornali avessero commentato i commenti rilasciati dai politici a quello che i giornali avevano riassunto di quello che il settimanale aveva pubblicato: una grande torta multistrato.

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→  luglio 9, 2004


Per vincere, anche il centrosinistra dovrà dire che cosa vuol farne

Lo scrive il Financial Times: le previsioni di crescita del PIL per Francia e Germania sono state riviste al rialzo, con tassi rispettivamente del 2,3% e del 2% nel 2004, meglio ancora nel 2005. E poiché le serie storiche dimostrano che l’andamento della nostra economia é strettamente correlato a quello degli altri grandi paesi europei, é molto probabile che nel 2005 l’Italia conosca una crescita sostenuta. Già ci sono segnali deboli in questo senso, che Massimo Mucchetti sul Corriere é stato pronto a cogliere. Siccome é verosimile che a Berlusconi le notizie del Financial Times e i commenti del Corriere glieli facciano vedere, niente niente che anche questo c’é entrato nella decisione di fare le sua ennesima reincarnazione come Presidente Economista?

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