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→  dicembre 12, 2010


Ci sono molti modi di scrivere di aziende.

C’è il modo storico, narrarne il divenire, dalla nascita, attraverso avventure e disavventure, successi e sconfitte, alle metamorfosi e magari alla fine. Analizzando come la vicenda dell’azienda si intreccia con quella delle innovazioni che ha realizzate, della società in cui è cresciuta, dei mercati in cui ha operato, dell’economia che con essa si è sviluppata.

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→  dicembre 11, 2010


di Alessandro Penati

I tanti dubbi sulla campagna di Russia dell’ Eni sono un chiaro esempio dei problemi che possono sorgere quando una grande azienda a controllo pubblico va a fare affari in nazioni dai mercati opachi e in deficit di democrazia: il confine tra interessi degli azionisti, dei vertici aziendali, del governo (da cui dipende la loro carriera) e del Paese diventa incerto. Problemi che si moltiplicano se, come in Italia, agli interessi pubblici si sommano quelli privati di chi sta al governo. Eni è sotto i riflettori, ma anche Enel ha partecipato alla campagna di Russia: insieme hanno rilevato nell’ aprile 2007 le attività di Yukos (di Khodorkovskij, finito in disgrazia con Putin), per poi rivenderne due anni dopo il controllo a Gazprom, in una transazione economicamente incomprensibile, se non come portage (“spartizione della refurtiva”, in un’ inchiesta di Repubblica ).

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→  ottobre 17, 2010


Nell’ingranaggio del mercato pesano ostacoli posti dal decisore pubblico.

La recente nomina del ministro dello Sviluppo conferisce significato di viatico allo studio L’economia italiana tra crisi e nuova globalizzazione eseguito dall’area ricerca economica di Banca d’Italia guidata da Salvatore Rossi. Il Foglio ne ha anticipato i contenuti principali sotto il titolo «Per una politica industriale liberal-liberista», un ossimoro che invita a una riflessione generale.

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→  ottobre 6, 2010


di Giuliano Ferrara.

I consigli al governo in una ricerca di prossima pubblicazione del capo economista di Bankitalia: non solo modello tedesco

Una politica industriale serve, purché non ricalchi quella discrezionale e dirigista degli anni Settanta, e si ispiri al modello tedesco non solo nelle relazioni sindacali ma anche come proiezione del sistema paese. Sono le indicazioni contenute in un paper in corso di limatura scritto anche dal capo dell’area ricerca economica della Banca d’Italia, Salvatore Rossi.

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→  settembre 12, 2010


Nella testa dell’amministratore delegato

Il manager in pullover e l’analisi immaginaria del senatore Debenedetti

Ormai mi è chiarissimo: un Edipo grosso come una casa.Lo sospettavo già dalla prima seduta, quando sul lettino continuava a mormorare: “Quello che è bene per la Fiat è bene per il Paese, oppure quello che è bene per il Paese è bene per la Fiat?”. Un’evidente incertezza di ruolo, dovuta allo shock di un’ambigua scena primaria.

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→  agosto 31, 2010


Lo psicoromanzo Fiat.

Caro Direttore,

Si nasconde un’ambiguità di fondo nell’usurato adagio, secondo cui ciò che è bene per la Fiat (o per GM) è bene per il Paese, tant’è che la frase la si può anche girare al contrario. Che cosa viene prima? E’ il bene dell’azienda a produrre quello del Paese o viceversa? Questa ambiguità può dar ragione a Sergio Marchionne dei malintesi, anche illustri, che hanno indotto a considerare alla stessa stregua due episodi, Melfi e Pomigliano, che sono invece di natura affatto diversa.

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