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→  settembre 6, 2013


Gli accordi di libero scambio, come potrebbe essere quello transatlantico se andasse in porto, consentono operazioni che recano vantaggi ai consumatori. Giorgio Barba Navaretti («I confini delle imprese», Il Sole24Ore del 4 settembre) coglie al volo la singolare coincidenza tra la scomparsa di Ronald Coase e le due mega operazioni, l’acquisto dei telefonini Nokia da parte di Microsoft e il riacquisto da parte di Verizon della quota detenuta da Vodafone in Verizon stessa, per spiegarne la ratio alla luce della teoria dei costi di transazione, uno dei contributi maggiori per cui Coase è stato insignito del Nobel. Vale però anche l’inverso: se l’abolizione delle barriere tra aree economiche porta vantaggi, a mantenerle si rischia di «restare con un palmo di naso». È quello che, se non perdiamo le cattive abitudini, potrebbe capitare a noi.

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→  aprile 20, 2013


Molte sono le ragioni per cui tante imprese soffrono e tante chiudono: non sono competitive, vivono in un sistema non competitivo, la domanda cala, i clienti non pagano, l’aumento del carico fiscale intacca l’autofinanziamento. Tante le cause, unico il risultato: manca la liquidità. Le banche, a cui viene chiesto di aumentare la patrimonializzazione, riducono gli impieghi. Gli strumenti messi in piedi dalla Bce per trasmettere al mercato la propria politica monetaria, ad ogni evidenza non bastano.

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→  aprile 19, 2013


di Donato Masciandaro

Adesso se ne accorge anche il Fondo monetario internazionale: inondare il mercato di liquidità e portare verso lo zero i tassi di interesse non risolve il problema del credito alla piccola e media impresa, che impiega oltre il 70% della forza lavoro in Europa. Occorre altro. Nel suo rapporto periodico sulla stabilità finanziaria l’Fmi dedica attenzione all’inefficacia che le abbondanti iniezioni di moneta a tassi di interesse minimi attuati dalla Banca centrale europea stanno avendo in termini di credito per la parte del tessuto produttivo più rilevante in termini di occupazione: le Pmi. La questione è la rottura del l’ingranaggio che parte dalla moneta, passa dal credito e i depositi, e arriva a dar frutti in termini di investimenti, crescita economica e occupazione.

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→  aprile 16, 2013


di Luigi Guiso e Guido Tabellini

Come ha ricordato Roberto Napoletano nel suo editoriale di domenica, la stretta del credito sull’economia italiana sta diventando sempre più soffocante, ed è urgente fare tutto il possibile per allentarla. In un contesto in cui la domanda interna è assente l’industria italiana sopravvive solo se riesce a esportare. Ma per raggiungere i mercati più lontani ed essere competitivi, occorrono nuovi investimenti. Chi li può finanziare?
Prometeia stima che da qui al 2015 le imprese manifatturiere italiane dovranno fare nuovi investimenti per almeno 150 miliardi – di più per rinnovarsi e raggiungere i tassi di investimento delle imprese tedesche –. È quanto mai improbabile che il sistema bancario italiano sia in grado di fornire questa liquidità. I vincoli di capitale sulle banche e lo stato dei loro bilanci non lo consentono. Sempre secondo Prometeia, i flussi di nuovo credito bancario alle imprese in questo stesso periodo difficilmente supereranno i 60 miliardi. Cioè tra la domanda e l’offerta di credito vi sarà un gap di almeno 90 miliardi nei prossimi tre anni. Per colmare il gap e consentire ai piani di investimento di realizzarsi, occorre trovare finanziamenti alternativi al credito bancario. Ciò non è impossibile, perché le banche centrali stanno inondando i mercati di liquidità e questa è alla ricerca di rendimenti elevati. Il problema è come far arrivare i fondi a piccole e medie imprese (Pmi), che tradizionalmente si finanziano solo con il credito bancario.
Vi sono due strumenti che potrebbero essere potenziati (per una discussione più dettagliata, si veda il sito www.ideeperlacrescita.it).

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→  aprile 14, 2013


di Roberto Napoletano

«Direttore, lo scriva per favore che non ce la facciamo più». «Le nostre aziende sono sane, ripeto sane, ha capito bene, ma possono comunque fallire da un giorno all’altro, un Paese ridotto così non è un Paese serio». Sono a Torino, al Lingotto, il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, ha chiuso i lavori di una due giorni della piccola impresa segnata da un minuto di silenzio in piedi «per chi ha perso l’impresa e per chi resiste».

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→  maggio 2, 2012


dalla rubrica Peccati Capitali

Gli asteroidi e le loro risorse minerali come la nuova frontiera. Ancora una volta l’America, l’America del post Lehman, del debito astronomico, della competizione per mantenere la supremazia mondiale, dimostra la sua capacità di guardare oltre, aprendosi a un nuovo orizzonte.

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