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→  ottobre 23, 2013


di Salvatore Bragantini
Telecom Italia (TI), con margini ancora alti ma grandi debiti, non è cosa per azionisti deboli quali Banca Intesa, Generali e Mediobanca. Il controllo di TI tramite la finanziaria Telco gli scottava in mano e lo cedono alla spagnola Telefonica. Questa però non pensa a svilupparla investendo anche in Italia, ma a spolparla pro domo sua in America Latina.

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→  ottobre 23, 2013


Intervista di Livia Zancaner a Salvatore Bragantini
Domani mozione in Senato per rafforzare poteri Autorità.

Dare alla Consob il potere di stabilire, caso per caso, il verificarsi di situazioni di controllo di fatto di una quotata, indipendentemente dalla percentuale acquisita, ‘è errato, perchè una legge di questo tipo c’era già, è stata un’esperienza negativa e per questo è stata superata’.
Salvatore Bragantini, commissario Consob dal 1996 al 2001, gli anni della maxi opa della Olivetti di Roberto Colaninno su Telecom (1999) e del passaggio alla Olimpia di Marco Tronchetti Provera (2001), è ‘contrario, nonostante la stima, alla mozione che presenteranno domani in Senato Mucchetti e Matteoli’ e ‘perplesso’, poichè la legge in vigore dal 1992 al primo semestre 1998 (legge 149/92) non fissava una percentuale per definire il passaggio del controllo, ma spettava alla Commissione decidere di volta in volta. Una situazione ‘difficile da gestire e da amministrare’, spiega Bragantini, superata poi con l’introduzione del Tuf nel 1998 che ha introdotto la soglia del 30% oltre la quale scatta l’opa obbligatoria.
L’ex commissario cita come esempio il caso Ferfin, ‘che, dato l’azionariato, aveva una soglia opa pari a zero: nel novembre del 1995 la Consob impose a Mediobanca di lanciare l’opa dopo l’acquisizione del 10,7% di Ferruzzi Finanziaria’. La proposta dei presidenti delle commissioni parlamentari Industria e Infrastrutture, Massimo Mucchetti e Altero Matteoli, arrivata sulla scia delle polemiche legate all’incremento della quota della spagnola Telefonica in Telco, la holding che con il 22,4% di Telecom riesce di fatto a blindare le assemblee, prevede di modificare il Tuf rafforzando i poteri Consob e aggiungendo alla soglia del 30% una seconda soglia ‘mobile’, legata al controllo di fatto. ‘Oltre all’insicurezza legata alla gestione, non condivido l’idea di scoraggiare in via preventiva possibili cambiamenti di controllo con l’introduzione di una soglia mobile. È sbagliato legiferare sotto la spinta dei singoli eventi: se la prossima volta ci accorgiamo che la soglia mobile ha impatti negativi, la modifichiamo di nuovo?’ Senza contare che anche nel 2007, quando vi fu il passaggio delle azioni Telecom da Olimpia a Telco senza passare dal mercato, furono sollevate le stesse discussioni sulla possibilità di modificare la legge sull’opa, per poi concludersi con un nulla di fatto. ‘La questione Telefonica, che da gennaio 2014 ha la facoltà di salire al 100% di Telco, non deve essere affrontata così, ma in un altro modo: Telecom ha semplicemente bisogno di un aumento di capitale. Il consiglio di amministrazione dovrebbe avere il coraggio di approvare l’aumento di capitale, che passerebbe quindi dall’assemblea dei soci. A quel punto Telco dovrebbe essere esclusa per conflitto di interesse. L’alternativa alla ricapitalizzazione, che Telco non vuole, e’ la vendita delle attivita’ sudamericane, ipotesi che costringerebbe la società a vendere i pezzi migliori’.

→  ottobre 22, 2013


di Massimo Mucchetti

Al direttore.

Siamo sicuri che il Financial Times abbia ragione a dare l’allarme sul ritorno del protezionismo industriale in Italia? Ne sono convinti Francesco Giavazzi e altri 25 economisti e manager che nei giorni scorsi hanno sottoscritto un appello del Foglio: tra questi, noto ex presidenti della Cassa depositi e prestiti, dell’Acea e dell’Enel, consiglieri di amministrazione dell’Iri e dell’Eni Prima Repubblica ed ex parlamentari che chiusero un occhio sugli aiuti pubblici del Cip 6 all’industria elettrica privata.
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→  ottobre 20, 2013


Intervento di Franco Debenedetti a Incontri di Radio24, condotto da Gianfranco Fabi

“Diffondere le idee è la cosa più difficile, ma è anche la più importante, se si vuole creare un terreno favorevole per la nascita di nuove imprese”. Illustrando le finalità dell’Istituto Bruno Leoni, di cui è presidente, Franco Debenedetti spiega che oggi lo stato non ha i mezzi per fornire le protezioni alle imprese e sono quindi le imprese stesse che si devono proteggere da sole.

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→  ottobre 17, 2013


Condividendo al 99 per cento il testo dell’appello “Contro il riflusso statalista” promosso dal Foglio, l’ho firmato. Più che esplicitare a cosa sia dovuto l’1 per cento mancante, mi sembra interessante ragionare sul perché di questo rigurgito statalista, e a quali interessi esso serva.

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→  ottobre 16, 2013


Contro la vampata statalista. I vizi della gestione governativa di Alitalia, Telecom e Ansaldo
Francesco Giavazzi, Salvatore Rebecchini, Carlo Stagnaro, Giorgio Arfaras, Enrico Colombatto, Francesco Daveri, Franco Debenedetti, Ernesto Felli, Corrado Sforza Fogliani, Alberto Forchielli, Francesco Forte, Riccardo Gallo, Andrea Giuricin, Fiorella Kostoris, Mauro Marè, Alberto Mingardi, Fulvio Ortu, Riccardo Puglisi, Riccardo Ruggeri, Fabio Scacciavillani, Mario Seminerio, Chicco Testa, Francesco Trebbi, Francesco Venier

Il protezionismo industriale torna di moda a Roma. E non è un belvedere”, ha scritto il Financial Times. Il governo Letta, sostenuto da Pd, Pdl e Scelta civica, sta inviando infatti un messaggio pericoloso agli investitori internazionali ed errato a quelli domestici. Lo dimostrano le vicende degli ultimi giorni di Ansaldo Energia, Telecom e Alitalia.

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