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→  giugno 18, 1995


La proposta di Ricardo Levi (‘Da aquila selvaggia un’idea per la Stet’, sul Messaggero), induce a riflettere sui lenti e tortuosi passaggi attraverso cui questo paese si sta abituando all’idea di mercato e di concorrenza. Non sono passati molti anni da quando il ministro Guarino proponeva di privatizzare vendendo azioni di Iri e di Eni; solo pochi anni fa l’idea che lo Stato (o i Comuni) potessero scendere sotto la fatidica soglia del 51 per cento era considerata eresia. Scegliamo il mercato per necessità: quando l’Iri è vicina alla bancarotta, quando abbiamo difficoltà a sottoscrivere il debito pubblico.

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→  aprile 21, 1995


Lettera aperta a Silvio Berlusconi

Cavalier Berlusconi, «Auspico una risistemazione di tutto il settore (telefono, televisione, computer), magari anche attraverso fusioni (…) con la Stet (…)»: le confesso che la reazione stamane leggendo queste sue affermazioni, è stata di stupore. L’argomento non era nuovo, da tempo correvano voci, autorevoli personaggi le avevano captate e rimandate. Ma io non ci credevo troppo, mi sembrava prodotto di esazerazione di commentatori, non proprio benevoli nei suoi riguardi.

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→  marzo 16, 1995


Lettera aperta a Silvio Berlusconi

Onorevole Berlusconi, l’assetto del sistema televisivo è di assoluta rilevanza per un paese industriale. Sono certo che lei conviene sia su questa proposizione, sia sul suo contrario, essere cioè un danno per il paese l’ingorgo di problemi che su questo tema si è venuto formando: referendum e data delle elezioni, diritti mediatici e diritti d’impresa; anche le interruzioni pubblicitarie. che a rigore attengono alla politica culturale o alla protezione dei consumatori, assumono valenza di politica generale. Dovrebbe convenire, onorevole Berlusconi, che ciò non è avvenuto per caso: è stato proprio l’assommarsi nella sua persona del ruolo di capo dell’esecutivo e di proprietario di tanta parte del sistema televisivo italiano, a conferire rilevanza politica primaria alla questione.

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→  gennaio 28, 1995


Signor Governatore onorario, il controllo dell’espressione, oltre che dell’eloquio, diventa, nei banchieri centrali, una seconda natura: sanno che ogni loro gesto è analizzato, ogni loro giudizio soppesato, un loro aggettivo può rasserenare i mercati o gettarli nello scompiglio, Per questo, quando sere fa la vidi nelle sale del Senato alla commemorazione di Giovanni Spadolini, presenti, tra gli altri, Scalfaro e Dirli, non mi aspettavo certo di cogliere, nel suo sorriso cortese, nel suo volto attento e disteso, nessun indizio dei pensieri che pure, in questi giorni, le devono aver attraversato la mente. Perché tra tanto parlare, più o meno a proposito, di anomalie italiane, credo che lei, signor Governatore, meglio di altri, avrebbe i titoli per portare la sua personale riflessione.

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→  dicembre 2, 1994


Signor Ministro,

la definizione «tecnico pre­stato alla politica», mi è sempre parsa in sé un po’ ambigua. Chi è dotato di grande sapere specifico sce­glie la politica, oltre che per una legittima ambizione, per la convinzione che la tecnica fornisce lo strumen­to per sapere le cose, ma è la politica a fornire lo stru­mento per realizzarle. Que­sta scelta comporta una con­tinua tensione, quella che mi sembra di leggere nella sua espressione concentrata e severa. E riconduco alla sua storia ed alla sua esperienza la durezza di certe sue precisazioni.

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→  novembre 4, 1994


Caro ingegner Presutti,
ricorda quando lei fu nominato presidente di Semea, l’azienda Ibm responsabile per tutta l’area centro-sud europea? Eravamo concorrenti, allora, ma c’era nei miei rallegramenti la soddisfazione sincera nel vedere che i suoi successi erano valsi a portare in Italia un importante centro decisionale. Poi nella sua nomina ad Assolombarda vidi il riconoscimento che, a un certo livello di responsabilità, le energie personali investite da un manager non sono diverse dalla totale identificazione di un imprenditore con il suo buiness. Sicché sfuma la differenza tra manager e imprenditore.

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