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→  gennaio 22, 2017


L’abbiamo scampata bella!

Se solo avessero lasciato la parola 15 invece di sostituirla con il 5 ripescato in un’altra parte della norma, il referendum sarebbe stato probabilmente dichiarato ammissibile, quasi con certezza si sarebbe superato il quorum ed è possibile che i Sì sarebbero stati in maggioranza. Come è noto, il vecchio art 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970 imponeva che il lavoratore di un’azienda con più di 15 dipendenti venisse reintegrato nel suo posto di lavoro, ove il giudice non ne ravvisasse il giustificato motivo. Il referendum promosso dalla Cgil voleva non solo ripristinare l’art 18, eliminato dal Jobs act per i nuovi assunti, nella sua formulazione più arcigna, ma estenderlo a tutte le aziende con più di 5 dipendenti. La Corte ha ritenuto che si sarebbe trattato di un referendum propositivo; e non l’ha ammesso. Ma le indiscrezioni parlavano di una Corte divisa e giustificavano il nostro diffuso pessimismo. I proponenti il referendum non potevano ignorare questo rischio. Perché hanno voluto correrlo? Qual era l’obiettivo tanto importante da giustificare l’azzardo?

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→  ottobre 21, 2016


Nel 2015, in tutto il mondo, 60 milioni di persone hanno abbandonato la propria casa contro la propria volontà: significa uno ogni 122 abitanti del pianeta. Dall’altro lato, cioè nei Paesi verso cui si dirige, questo flusso migratorio viene a incidere sul potere di decidere a chi viene consentito di vivere all’interno dei propri confini, elemento fondante della sovranità statale ancor più per l’Europa degli Stati nazione. È necessario dotarsi di strumenti per comprendere le “Conseguenze economiche e politiche della migrazione dei rifugiati”, come recita il titolo della lezione tenuta la scorsa settimana alla Bocconi da Christian Dustmann per la Fondazione Rodolfo Debenedetti.

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→  ottobre 14, 2016


L’Italia non funziona a causa degli interessi coalizzati. Le brochure non c’entrano

Investite in Italia, abbiamo ingegneri bravissimi che costano meno che altrove”, scrive il ministero dello Sviluppo Economico nella brochure “Invest in Italy”. L’affermazione scandalizza Eleonora Voltolina (La Repubblica degli Stagisti), è ripresa da “Diritti globali”, è fatta oggetto di interrogazione da Sinistra italiana in quanto “vergognoso e imbarazzante”, è “una logica da rottamare” per l’Istituto Gramsci su Huffington Post, e via deprecando: la Repubblica ne riferisce il 3 ottobre e, con l’editoriale di Fabio Bogo su Affari & Finanza, rincara la dose.

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→  settembre 9, 2016


Su scala planetaria, al G20, a prendere la scena sono stati l’intesa sul clima con la Cina e la gelida stretta di mano tra Barack Obama e Vladimir Putin; a livello locale, nel Meclemburgo, la sua politica per i rifugiati le è costata l’umiliazione
di venir scavalcata dall’AfD. Ma se si ritorna al livello europeo, e ai problemi europei, è sempre Angela Merkel il punto di riferimento. Dopo l’incontro di Ventotene con Hollande e Renzi, in una settimana aveva incontrato, nell’ordine, i leader dei Paesi baltici, del gruppo di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria), dell’Europa settentrionale e dell’Europa centrale; se si considera che Hollande e Renzi rappresentino gli altri Paesi dell’Europa meridionale, il giro è completo. Tanto attivismo esautora o surroga Bruxelles? Nasconde un disegno egemonico, o cerca di ricomporre le divisioni che attraversano l’Europa? E si erano sentite le solite voci: ci vorrebbero gli Stati Uniti d’Europa, il presidente del Parlamento europeo eletto con voto diretto, il metodo comunitario in luogo di quello intergovernativo previsto da Maastricht.

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→  luglio 15, 2016


C’è stato quello britannico, altri potrebbero essercene in Europa, naturalmente ci sarà il nostro di ottobre: referendum, s’intende. Tema su cui conviene tornare per discernere, nelle critiche, quelle sul risultato della consultazione, quelle sulle modalità con cui si è svolta, quelle sull’istituto referendario in sé. Sul risultato di Brexit, abbiamo letto di tutto (e altro leggeremo): cause e conseguenze, accuse e pentimenti, rimedi da trovare e occasioni da cogliere.

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→  luglio 7, 2016


Al direttore.

Come se non bastassero quelli economici, sono politici i rischi che la questione bancaria sta facendo correre a Renzi. Se vuole avere l’esenzione dal bail-in dovrebbe sostenere che la crisi minaccia la stabilità finanziaria del paese: siccome la crisi non può essere il Brexit, che è a ogni evidenza una crisi sistemica, questo equivarrebbe a dire che è l’intero sistema bancario italiano a rischiare di essere trascinato a fondo dalla crisi di Montepaschi.

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