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→  marzo 21, 2003

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Iraq, guerra e pace

Alla vigilia dell’inizio delle operazioni militari in Irak, dopo mesi di discussioni, dopo centinaia di manifestazioni, il dibattito in Parlamento fotografa un paese dove maggioranza e opposizione, violentemente contrapposte nell’analisi del passato, concordano in modo quasi imbarazzante sulle decisioni da prendere quanto all’uso delle basi militari. Ma entrambe senza un’idea di politica estera.

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→  febbraio 15, 2003

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La guerra in Iraq

La sinistra di governo, giudicherebbe “legittima ma sbagliata” una guerra con mandato dell’ONU (Massimo D’Alema); al massimo arriverebbe a “inchinarsi alle decisioni dell’ONU” (Giorgio Napolitano). Il mandato dell’ONU è dunque la linea di difesa che essa oppone al “no senza se e senza ma”, quello del pacifismo dichiarato e quello dell’antiamericanismo sottinteso.

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→  ottobre 4, 2002


Da un lato chiede rigore sui conti, ma dall’altro…

L’annuncio dato dalla Commissione europea che sposterà (rectius: proporrà di spostare) dal 2003 al 2006 la data in cui i paesi dell’euro dovranno azzerare (rectius: portare vicino allo zero) i loro deficit di bilancio, è stata letta come un altro episodio della partita che si gioca tra Consiglio dei Ministri dei paesi europei e Bruxelles. Una partita, secondo alcuni, in cui tecnocrati illuminati, difensori del contenimento delle spese, profeti della virtù dei bilanci in pareggio cercherebbero di contrastare Governi spendaccioni, incapaci di mettere ordine nei propri conti e di resistere all’assalto degli interessi organizzati.

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→  maggio 24, 2002

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C’è un equivoco che aleggia, su cosa sia l’Europa e chi vi attenti, nel dibattito che attraversa il continente dopo le elezioni francesi e olandesi. Ciò che accomuna i successi degli “homines novi”, Pim Fortuyn, Le Pen, Haider, Bossi, è lo “straordinario senso di libertà che incarnano a fronte degli elettori”, ha scritto Barbara Spinelli domenica scorsa.

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→  aprile 24, 2002

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Dopo Francia e Germania

Dopo il risultato delle elezioni presidenziali in Francia, e di quelle regionali in Germania, la questione sollevata da Furio Colombo nell’editoriale di domenica (Opposizione: professionisti e volontari) assume un significato diverso. In due sensi: perché la dimensione del problema non è più solo quella italiana; e perché dobbiamo chiederci che cosa l’opposizione in Italia possa imparare dalla sconfitta della sinistra in Francia.

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→  novembre 15, 2001


Partita doppia

Il titolo, sparato lunedì 5 novembre in prima pagina su cinque colonne dall’autorevole Financial Times era da far sobbalzare. ” Dubbi su come l’Italia si qualificò per l’entrata nell’Euro”. Operazioni sui derivati, spiegava il catenaccio, forse erano state usate per “occultare la dimensione del deficit”. E subito il pensiero andava a Mario Draghi, il direttore generale del Tesoro che per dieci anni aveva gestito il nostro gigantesco debito pubblico con riconosciuta perizia, confermata da prestigiosi premi i internazionali. E più su a Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca titolare del dicastero, che aveva ribattuto colpo su colpo chi non credeva possibile che l’Italia passasse in un anno dal 6,3% al 2,8% di rapporto deficit/PIL. E più su ancora a Prodi, all’epoca presidente del Consiglio. Che ci fossimo sbagliati tutti?

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