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→  luglio 17, 2012


Von Thilo Sarrazin

Europa funktioniert nicht als Währungsunion. Deshalb sollte Deutschland aus dem Maastrichter Vertrag die Konsequenzen ziehen. Entweder wir schaffen den Euro wieder ab, oder wir leisten Finanztransfers nur noch in einem europäischen Bundesstaat.

Verbreitet ist die Auffassung, in der Euro-Krise stehe Europa als Integrationsmodell an einem Scheideweg und müsse jetzt quasi wählen zwischen gefährlichem Rückschritt einerseits und beherzter Abgabe von Souveränität an die europäische Ebene andererseits. Die Hoffnungen konzentrieren sich auf eine „politische Union“, auch wenn deren Inhalt immer noch unscharf und kontrovers ist. Zuletzt brachte Ulrich Wilhelm in der F.A.Z. diese Hoffnung auf den Punkt.

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→  giugno 28, 2012


by Geoffrey Wood

Germany keeps being told that it must pay up to save the euro. But how much can Germany pay? No one seems to have thought about that, but there is already concern about the possible size of the bill. German bond yields rose soon after news of the Spanish bailout, even before it was announced where the money was going to come from. (And it was a bailout for Spain, regardless of what Spain’s prime minister says. If I borrow money and then lend it to someone else, I’ve still borrowed it.)

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→  giugno 26, 2012


by Martin Wolf

Yet again, the EU is about to hold a summit to deal with the crisis in the eurozone. Yet again, it is likely to fall far short of a convincing solution. A heavy weight rests on the shoulders of weary and disillusioned leaders. The question is whether there is hope for success.
What is needed, as I have argued before, is a solution that is both politically feasible and economically workable. The former means an ability not only to achieve agreement among governments responsible to national electorates, but also to obtain at least toleration of that agreement among those voters, something that greatly worries Angela Merkel, the eurozone’s most significant politician. Economic workability means offering electorates enough hope for the future to persuade them to elect leaders prepared to stick with membership of the eurozone.

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→  giugno 25, 2012


Affari&Finanza, pag. 1, 10

Caro Direttore,
“il popolo e le classi dirigenti tedesche non possono permettersi di sbattere fuori la Grecia ed è inutile ricordarne il perchè, stampato nella memoria del mondo intero a caratteri indelebili”, scrive Eugenio Scalfari nel suo editoriale della Domenica. Il perchè è stato sempre presenti nella memoria dei padri dell’Europa, da Jean Monnet, a Mitterrand e Kohl.

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→  giugno 24, 2012

di Eugenio Scalfari

C’è stato a Roma venerdì scorso il “quadrilatero” dei premier di Germania, Francia, Italia e Spagna. Tema: la sorte dell’euro e dell’Europa.

Ma c’era stato qualche giorno prima a Ginevra un incontro di banchieri e industriali sullo stesso tema. Tedeschi, italiani, olandesi, spagnoli, inglesi, il fior fiore dell’economia reale e finanziaria. Spero che i lettori capiranno perché dò la precedenza al “meeting” di Ginevra: registra in modo più autentico lo stato d’animo degli operatori, dei risparmiatori, della cosiddetta borghesia produttiva. Come era facile prevedere, i tedeschi ragionavano in modo completamente diverso da tutti gli altri e  -  questo è stato il fatto più rilevante di quel “meeting”  -  non sembravano affatto preoccupati di quanto sta accadendo in Europa e nel mondo. Le loro tesi si possono sunteggiare sui seguenti punti:

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→  giugno 17, 2012


di Eugenio Scalfari

Questa mattina si sta votando in Grecia e tra poche ore conosceremo il risultato, ma hanno sbagliato quanti (ed io con loro) hanno attribuito al voto il valore d’un referendum pro o contro l’euro e pro o contro l’Europa. Non è affatto così. Tutti i partiti greci, quelli tradizionali e quello di opposizione (socialista massimalista), non vogliono affatto uscire dall’Unione europea e abbandonare la moneta comune. Quanto agli elettori, essi sono perfettamente consapevoli che tornare alla dracma sarebbe un disastro di proporzioni immani; un sondaggio pre-elettorale prevede addirittura una vittoria dei partiti tradizionali, quelli cioè che si sono assunti la responsabilità del rigore tedesco, il che è tutto dire.

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