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→  luglio 25, 2017


“Aver privatizzato le rete” telefonica è stato un errore: è davvero questa la posizione del Governo, come afferma il sottosegretario Antonello Giacomelli? E, in questo caso, che cosa intende fare? Proporre la costituzione di una commissione d’inchiesta? A rispondere di tale errore, non potendo chiamare l’allora Ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, chiamerà a giustificarsi l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi? L’attuale premier sta gestendo situazioni complicate su molti fronti, interni ed esteri, non credo che desideri perdere tempo a riscrivere i libri di storia. Ci permettiamo, rispettosamente, di suggerirgli non già una smentita ufficiale, che sarebbe troppo onore, ma un personale invito al sottosegretario a non impegnare la posizione del governo su argomenti che appartengono, al massimo, a dibattiti e convegni di reduci.

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→  aprile 12, 2017


Al direttore.

Dare ai governi il potere di imporre all’ex monopolista telefonico di vendere la sua rete, propone con un emendamento di Patrizia Toia, capogruppo del Pd a Strasburgo. Posto che l’obbligo a vendere equivale a esproprio, e questo richiede il risarcimento, chi lo paga? Investono tutti, Telecom, Enel, Metroweb, Vodafone, la 3; sta arrivando il 5G. Possibile che la sinistra stia sempre lì, a giocar con le bambole e i soldatini?

→  marzo 4, 2017


Che intenzioni ha? Una volta erano le mamme a chiederlo alle figliuole, e si riferivano ai loro corteggiatori. Adesso invece tocca agli investitori essere indagati: chi supera determinate soglie di partecipazione in società quotate, dal 5% in su, dovrebbe dichiarare che cosa intende fare nel prossimo futuro, se fermarsi dov’è giunto, oppure procedere nella conquista del controllo.

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→  aprile 12, 2016


Che si sia trovato un modo per fornire un servizio di maggiori prestazioni a un minor costo è una notizia fantastica. L’innovazione del nuovo contatore per l’energia elettrica, unita a quella di fibre ottiche più sottili, riduce il costo di installarle nelle case. Quando si dice l’inesauribile capacità di scoperta del mercato!

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→  marzo 11, 2016


Intervista dell’Adnkronoss a Franco Debenedetti

”Sinergie? Non riesco a capire dove materialmente siano”. Lo dice, interpellato dall’Adnkronos, l’ex senatore Franco Debenedetti, commentando la delibera dell’Aeeg che individua ‘sinergie modeste’ nella sostituzione dei contatori e la contestuale posa della fibra ottica. Debenedetti prova anche a ragionarci su. ”Supponiamo che sinergia ci sia. Se Enel la ‘regala’ tutta allo Stato, questo fa un risparmio nelle zone C, quelle per cui ha stanziato risorse per portare la larga banda”. La fibra, prosegue Debenedetti nel suo ragionamento, “stando alle parole dello stesso amministratore delegato di Enel Francesco Starace, non serve per la lettura dei contatori. Mentre deve portarla dalla sua centralina elettrica fino alla centralina Telecom, che può essere distante. Quindi Enel fa un investimento in più”.

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→  marzo 9, 2016


articolo collegato di Cinzia Meoni

Le utility non sempre sono la risposta giusta allo sviluppo della rete nelle tlc. L’Enel punta, come noto, a posare e gestire una rete in fibra ottica. Ma non tutto è così semplice come sembra. Lo dimostra il caso di Dong Energy (Danish oil and natural gas). Il colosso dell’energia danese controllato dal governo di Copenaghen, proprio 12 anni fa aveva provato a percorrere la strada della sinergia tra i due business, quello delle utility e quello delle rete tlc, forte della prospettiva dei numerosi vantaggi teorici. Il modello di business, quello infrastrutturale, è in effetti simile, quanto meno in apparenza. Le reti richiedono sempre forti investimenti, garantiscono ritorni prevedibili, generano consistente cassa e vantano una diffusa capillarità, presupposto per possibili vendite trasversali di servizi.Su queste basi, nel 2004, Dong Enegy ha deciso di sfruttare la propria capillare infrastruttura di rete per entrare nel mercato dell’Ftth (ovvero fiber to the home). Tempo tuttavia cinque anni e l’esperimento è stato ufficialmente dichiarato chiuso, con la vendita delle attività di rete di Dong Energy a Tdc. Un’uscita mesta, attraverso cui la multi-utility ha recuperato meno della metà degli investimenti effettuati per posare 5,5mila km di rete e raggiungere 220mila immobili (ma solo 15mila famiglie). Nonostante le attraenti premesse, i vantaggi teorici di cui Dong Energy avrebbe dovuto beneficiare, erano rimasti solo sulla carta, dimostrando che il business tlc non è solo questione di fibra. Proprio mentre in Italia tornano di attualità simile tematiche, il caso Dong Energy, come evidenziato da uno studio di Diffraction Analysis – società di ricerche di business – insegna che saper trasportare energia non significa, necessariamente, saper far utili attraverso le autostrade delle telecomunicazioni. A Dong è mancata, secondo gli esperti, la creazione di un’economia di scala che permettesse al gruppo di ottenere efficienze e riconoscibilità del brand, anche attraverso accordi con altri operatori. Non solo. Uno dei grandi errori è stato quello di non prevedere né una chiara politica di prezzi comprendente oltre all’accesso alla rete anche i servizi, né un’allettante proposta di contenuti premium tali da spingere i danese a sottoscrivere contratti.