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→  settembre 10, 2022


Al direttore.
Perché a impegnarsi per estrarre tutto il gas che ha a disposizione l’Italia deve essere il prossimo governo e non doveva già essere questo? O è ordinaria amministrazione solo spendere e non ricavare?

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→  agosto 1, 2022


Al direttore.

Ai dipendenti di Acque Sant’Anna sarà arrivata come una manna dal cielo la mensilità aggiuntiva di stipendio che Alberto Bertone, patron dell’azienda, ha deciso di dare a ciascuno di loro. “Per innescare un meccanismo virtuoso che permetta a tutti i lavoratori di avere maggiore fiducia nella capacità di acquisto”, ha spiegato. Penso che più d’uno si sarà chiesto se è davvero questa la ragione di così inconsueta generosità; tra questi, forse, qualcuno si sarà ricordato di aver sentito dire che “non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno del loro interesse”.

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→  luglio 26, 2022


La finanza deve dedicare ogni sforzo alla lotta contro il cambiamento climatico? Ci sono considerevoli ragioni per dubitarne

Il comitato per salvare il pianeta”, lo ha chiamato l’Economist, e ne ha scritto diffusamente Marco Bardazzi sul Foglio del 25 Giugno (“Chi ha paura del capitalismo verde”): ne fanno parte Mark Carney, Jamie Dimon e Larry Fink che dichiarano di voler usare il loro potere per ottenere che “imprese e finanza dedichino ogni sforzo alla lotta contro il cambiamento climatico”. E di potere ne hanno: Cherney è l’ex governatore della Banca d’Inghilterra, Jamie Dimon è l’amministratore delegato della JPMorgan Chease, e Larry Fink di Blackrock, il più grande fondo di investimento del mondo. Vogliono che “imprese e finanza dedichino ogni sforzo alla lotta al cambiamento climatico”. Ma sono convinti che questo non si possa fare senza “ripensare il capitalismo, fare della sostenibilità il cuore del business”.

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→  gennaio 18, 2022


Carla Signorile discute con Franco Debenedetti sulla lettera aperta di Larry Fink, Amministratore Delegato di Blackrock ai Ceo delle società in cui ha una partecipazione. Nella lettera, Fink sostiene che la sostenibilità sta alla base della creazione di profitti.

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→  novembre 30, 2021


Caro Direttore, se, come lei scrive nel suo editoriale del 28 novembre, il Governo Prodi nel 1997 vendette Telecom Italia per l’equivalente di 11,82 miliardi di euro, e oggi il fondo Kkr può comprarne il 100% per 10,8 miliardi, la prima cosa che se ne deduce è che, contrariamente a quanto si sente ripetere in questa come in altre occasioni, lo Stato è stato un buon venditore. Non c’è stata nessuna svendita: i privati hanno pagato, a caro prezzo, con beneficio dell’erario. E non solo. E’ passato quasi un quarto di secolo, e di cose ne sono successe. Allora, grazie alla liberalizzazione imposta dall’Europa, a scalfire il monopolio Telecom era comparsa Omnitel. Nessuno poteva immaginare che l’Italia sarebbe diventata un mercato estremamente concorrenziale, dove sono attivi una pluralità di operatori, con le tariffe tra le più basse in Europa, con un’autorità di regolazione e controllo, istituita per poter privatizzare, che si sarebbe dimostrata molto severa verso l’exmonopolista. Se quest’ultimo fosse rimasto un’impresa pubblica, è improbabile vi sarebbe stato il medesimo zelo.

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→  novembre 24, 2021


Per ora non l’ha fatto. Se proprio la vuole, faccia un’offerta e la comperi. Così si fa in un’economia di mercato

Il governo Draghi, per bocca del ministro dell’economia, si è rallegrato perché un fondo Usa vuole investire in Italia, e non in un’azienda qualsiasi, ma in una che avrà un ruolo di primo piano nella transizione digitale da cui dipende il nostro futuro di Paese industriale. Non era scontato: due anni fa, al Consiglio di Amministrazione di TIM riunito per esaminare l’offerta di KKR di acquistare una quota di FiberCop, la società della rete costituita da TIM e Fastweb, arrivavano le telefonate dal Governo allora in carica.

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