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→  marzo 4, 2020


Quando si chiamava Telecom, innumerevoli erano stati gli interventi pubblici nella vita dell’ex monopolista delle telecomunicazioni. Da quando si chiama TIM sembrava che non ce ne fossero stati di nuovi. Con preoccupazione si è quindi appreso che, avendo il fondo KKR manifestato l’interesse a prendere una partecipazione fino al 49% nella rete secondaria di TIM per contribuire a finanziarne la transizione dal rame alla fibra, il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha tenuto a ricordare a TIM che la rete è “strategica”, come è dimostrato dal fatto che la legge gli conferisce il potere di esercitare la golden power, vale a dire di negare il suo consenso. Se neanche il governo, e neanche il PD, dimostrano di non considerare che la ex-STET è un’azienda privata, non c’è da stupirsi che ancora tanti non perdonino a Ciampi di averla venduta tutta.

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→  marzo 3, 2020


Buona o cattiva che sia l’idea dello stato imprenditore, in Italia l’insana idea ha dato il peggio di sé

Giuseppe Conte ha inserito Mariana Mazzucato nel suo staff in qualità di consigliera: per pensare a un rilancio dell’economia, dice. Dopo il premier protettore che blocca aerei e chiude chiese, dopo il premier taumaturgo che, giorno e notte, dalla Protezione civile, dirige e indirizza prelievi e quarantene, sarà la volta del premier innovatore che trascina l’Italia fuori da una crisi che potrebbe diventare disastrosa? E’ nota la teoria di Mariana Mazzucato, enunciata in un libro di invidiabile successo: l’imprenditore più audace, l’innovatore più prolifico, il finanziatore più lungimirante è lo stato.
L’i-phone, il touch screen, la nanotecnologia, il Gps, le tecnologie rivoluzionarie della nostra epoca non sono che lo sfruttamento commerciale di idee originate in strutture statali o grazie a finanziamenti pubblici. Altro che “insana idea della politica industriale” dei suoi detrattori: il suo “stato innovatore” è “virale”, diffuso in tutto il mondo. Chi meglio di lei, deve aver pensato Conte, può aiutarci a uscire dalle conseguenze dell’epidemia da coronavirus? Apparentemente, una scelta perfetta. Altro che il Piacentini che Renzi aveva sottratto alla Apple per provare a digitalizzare la Pubblica amministrazione: la Mazzucato è il simbolo dell’interventismo, la rabdomante delle innovazioni, l’aquila dello sguardo lungo, il Pindaro dell’investitore paziente: chi meglio di lei per motivare le burocrazie nostrane e rassicurare i capitali stranieri? E, per parlare in prosa, chi meglio di lei per tenere a bada un’irrequieta maggioranza, divisa su quasi tutto, ma, dai Cinque stelle al Pd (per non parlare di LeU), compatta nel pretendere l’intervento dello stato? Perfino Renzi: Openfibre chi l’ha inventata?

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→  novembre 29, 2019


La vicenda della Tirreno Power è davvero lo specchio di quella dell’Ilva, come titola un editoriale del 27 novembre? Se nel senso che entrambe furono bloccate da un “intervento giudiziario paralizzante”, certamente sì. Sì, probabilmente, perché come a Savona, anche a Taranto potrebbe risultare che non sono dimostrabili i nessi causali tra le emissioni, quelle reali e ancor più quelle consentite, e i danni sanitari. Sì, ancora, perché i provvedimenti giudiziari colpirono le aziende in un momento di gravissime crisi di Mercato, a Vado per la concorrenza delle fonti rinnovabili unita al calo della domanda dovuta alla crisi, a Taranto per la concorrenza della sovrapproduzione cinese, che colpa gravemente tutti gli acciaieri europei.

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→  novembre 12, 2019


Se lo stato non fa rispettare i contratti perché mai dovrebbe gestire un’acciaieria che non è il suo mestiere?

L’Ilva, oltre che acciaio, produce dividendi politici. È così fin dalla sua origine, nel 1959, quando Antonio Segni, presidente del Consiglio, per creare posti di lavoro nel Mezzogiorno, e contro il parere dei tecnici dell’Italsider, decide di dare il via a Taranto alla costruzione del quarto centro siderurgico.

Sessant’anni dopo sia la decisione di continuare a produrre acciaio, sia quella di chiudere tutto, pagano ciascuna un dividendo politico a una parte di cittadini. Se si fa la scelta di mantenere l’Ilva si incassa il dividendo da chi era favorevole. Ma poiché il grido di chi si oppone è più forte della voce di chi è d’accordo, diventa più forte il dissenso di chi era contrario, e quindi più alto il dividendo politico che si può incassare rovesciando la decisione.

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→  novembre 9, 2019


La coerenza nelle decisioni, in politica, non è necessariamente un valore per i leader. Ma lo è per le istituzioni, soprattutto quelle che ancora si stanno faticosamente costruendo. E’ bastato che Margrethe Vestager, commissaria alla concorrenza, annunciasse che avrebbe esaminato le operazioni Fincantieri-Stx e quella FCA-PSA, perché si aprisse la polemica già vista quando, a inizio anno, aveva “bocciato” la fusione ”ferroviaria” tra Siemens e Alstom. Tutte le operazioni di fusione, per il semplice fatto di essere di importi superiori a una determinata soglia, devono obbligatoriamente ottenere l’approvazione della Commissione; e i comunicati di FCA-PSA doverosamente lo ricordano.

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→  settembre 25, 2019


Al viaggiatore che, sceso dall’aereo a Londra di prima mattina il mercoledì 18, avesse preso la sua quotidiana copia del Financial Times, saranno strabuzzati gli occhi: una copertina giallo canarino a racchiuderlo, recante un solo titolo, a caratteri cubitali (tipo “Fate Presto”, tanto per capirci): “Capitalism, time for a reset”. Che cosa si debba intendere (“reset” si traduce con ripristinare o con azzerare) lo spiega sul retro una lettera del direttore Lionel Barber: la ricerca di massimizzare il profitto, la dottrina della shareholder value è sotto pressione, da oggi profitto sì ma con una finalità (purpose). Un autentico cambio di paradigma: chi da decenni ha letto il FT come la bibbia del libero mercato nel Paese dell’IRI prima e della CDP oggi, come la voce del mercato finanziario moderno nel Paese del capitalismo delle scatole cinesi e delle partecipazioni incrociate, ha ben di che strabuzzare gli occhi.

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