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Archivio per il Tag »crisi finanziaria«

→  novembre 19, 2018

Italy is, according to David Folkerts-Laundau (“Europe must cut a grand bargain with Italy”, FT November 13, 2018), a “frugal country”: and not because of its private savings, but because of its legacy debt predating the euro, and of its long history of primary budget surplus. Is it really?

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→  novembre 16, 2014


Recensione di
The end of normal
James Galbraith
Simon & Schuster, pagg. 304

Siamo vissuti nella cultura della crescita: desiderabile, dovuta e perpetua, normale, appunto. Ruolo dei governi è promuoverla, moderando i cicli economici: le recessioni saranno seguite da riprese, l’economia ritornerà al trend di lungo periodo, l’output potenziale. Non era così per gli economisti dell’epoca vittoriana: per loro, scrive James Galbraith, «il fine ultimo non era la crescita economica ma l’investimento o l’accumulazione di capitale».

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→  gennaio 30, 2014


Nell’Unione monetaria i poveri finiscono per salvare i ricchi? O sono i ricchi a cadere in una trappola? Analisi di un meccanismo che fa litigare stati e banchieri.

Le tensioni del 2012, apice della crisi finanziaria, sono diminuite: per il debito sovrano si sono ridotti gli spread, per le banche può partire la verifica della loro solidità. Si sono abbassati i toni della contrapposizione politica tra chi ha visto nella crisi la dimostrazione dell’urgenza di andare subito verso l’unione fiscale e chi invece è fermo nel considerare il rispetto dei trattati esistenti come la base di legittimità dell’Unione europea. Vivace continua invece la polemica tra economisti sulla politica monetaria: non solo sugli interventi della Bce, ma addirittura sul sistema dei pagamenti all’interno dell’Unione europea, che pure le Banche centrali hanno il compito primo di assicurare. Succede che venga messo in discussione perfino Target2, lo strumento del Sistema delle Banche centrali con cui funziona il sistema dei pagamenti all’interno dell’Unione monetaria: per alcuni sarebbe il mezzo con cui i poveri finiscono per salvare i ricchi, per altri la trappola in cui sprofonda la ricchezza dei cittadini. Bloccata la strada della mutualizzazione dei debiti, impraticabile quella dell’uscita dall’euro, gli exit sono preclusi.

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→  aprile 13, 2012


«E alla fine nessuno ne restò». Quando Piero Giarda ha annunciato che non ci sarà nessun tesoretto a cui attingere per ridurre le tasse, solo sistema sicuro per promuovere la crescita, mi è venuta in mente la filastrocca dei “Dieci piccoli indiani”. Ma come, mi son detto, noi guardavamo alla spending review come all’ultimo indiano della compagnia, e ora il ministro ci viene a dire che anche quello «in un bosco se ne andò, a un pino s’impiccò, e nessuno ne restò»?

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→  giugno 15, 2009

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Caro Direttore, «La “scure” di Draghi deve calare ancora, più dura e impietosa», ha scritto sul numero di Affari e Finanza dell’8 giugno scorso: i nodi che deve tagliare sono quelli con cui le banche provocano “l’asfissia finanziaria” delle imprese. Ne darebbero evidenza i loro bilanci, che per i ricavi contano sostanzialmente sul differenziale tra tassi attivi e passivi, e sul margine di intermediazione, e su cui gravano spese gonfiate da stipendi troppo elevati ai piani alti della piramide organizzativa.

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→  maggio 12, 2009

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Ci sono interessi all’origine di questa crisi finanziaria, di attori privati e di attori pubblici. Ci sono interessi nei rimedi che i governi stanno adottando per scongiurarne il ripetersi. Gli interessi possono contrapporsi o allearsi; ogni causa é essa stessa l’effetto di un’altra causa a monte; cause ed effetti possono scambiarsi i ruoli. E’ una meccanica complessa. Tuttavia un’analisi critica del gioco degli interessi é un utile esercizio per comprendere fatti, cause e rimedi.

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