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→  ottobre 31, 2006

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Gli obbiettivi sono giusti, ma le norme che dovrebbero raggiungerli producono risultati opposti: che cosa è all’origine di questa contraddizioni? é possibile evitarle?
Il ddl Gentiloni di riforma del sistema televisivo dispone che la “migrazione” alla tecnologica digitale sia per una rete Rai e una Mediaset, anticipata di un anno, ma per la totalità del sistema sia posticipato di 5; dispone inoltre che Mediaset deve ridurre i propri ricavi al disotto del 45% del totale dei ricavi pubblicitari televisivi. Ma ciò produrrà risultati in contraddizione con gli obbiettivi: si vuole più pluralismo, e lo si frena, più concorrenza, e la si riduce: “una legge che ritarda il futuro” ( Il Sole 24 ore del 21 Ottobre).

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→  luglio 6, 2006

il_riformista
Calcio & non solo

Siamo arrivati in finale, abbiamo surclassato, per gioco d’insieme e individuali valori, gli avversari incontrati finora. Chi sbandiera e strombetta ne gioisce: neppure lo sfiora, lo spensierato, il pensiero che stanno tremando le fondamenta su cui abbiamo costruito la nostra teoria della buona società. Abbiamo infatti detto e ripetuto che il germe della corruzione non lo si può isolare, che il conflitto è epidemico, che quando si violano le regole del gioco, è il gioco stesso a decadere: perché la corruzione è una tabe che fiacca gli spiriti, indebolisce le volontà e, si deve intendere per estensione, irrigidisce pure i muscoli.

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→  marzo 29, 2006

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APPELLO. MODIFICARE LA GASPARRI E INTRODURRE LA CONCORRENZA

di Paolo Messa

Riportiamo qui sotto l’appello lanciato dal direttore di Formiche, pubblicazione a cura di Paolo Messa, sulla questione televisiva. Che non è solo una questione di proprietà, né solo (anche) di conflitto di interessi tra politica e controllo del principale mezzo di comunicazione di massa (in attesa che venga scavalcato da Internet). La questione televisiva riguarda la libertà, che si basa su concorrenza e pluralismo. Il Riformista lo pubblica e ne sostiene lo spirito e la sostanza. Siamo convinti che chiunque vinca alle prossime elezioni si troverà ad affrontare un nodo intricato. Che non si taglia con una spada. E’ anche questo il senso della tavola rotonda che abbiamo organizzato due settimane fa con i maggiori rappresentanti delle imprese che fanno televisione e telecomunicazioni. E’ nostra intenzione ospitare e stimolare una discussione vera, tenendo fuori la propaganda.

In Italia c’è abbastanza pluralismo televisivo? Esiste un settore meno protetto di quello televisivo? Temiamo di no. Non pensiamo che la questione riguardi il conflitto d’interessi. Anzi, riteniamo che bene abbia fatto questa maggioranza a varare un provvedimento sul quale c’era, almeno inizialmente, un’intesa con l’opposizione. Sarebbe insensato prevedere una ritorsione legislativa nel caso in cui vincesse il centrosinistra.

Il tema del pluralismo però rimane. C’è da prima che il fondatore del più importante gruppo televisivo privato italiano scendesse nell’arena politica ma non è stato affatto risolto dalla legge Gasparri. L’espediente del digitale si è rivelato inefficace (ha riprodotto il duopolio in una versione tecnologicamente più innovativa), la diffusione del satellite (dove vanno affermandosi realtà indipendenti di ottimo livello) è stata di fatto bloccata o rallentata, la crescita delle tv locali più importanti (quattro o cinque davvero significative) limitata. Nel frattempo, il mercato evolve nel senso della tv digitale mobile (quella sui telefonini, per intenderci) ed i grandi gruppi editoriali manifestano l’interesse di crescere proprio sulla tv.

Se le condizioni legislative lo consentissero in tempi relativamente rapidi potremmo avere una piccola ma significativa ’rivoluzione del telecomando’. Si tratta quindi di intervenire per modificare nel profondo la legge Gasparri. Non per punire l’attuale presidente del Consiglio e capo di Mediaset ma per introdurre, anche in questo settore, maggiore concorrenza. Meno protezionismo e più libertà economica: questo il nostro suggerimento per entrambi i Poli.

Paolo Messa – Formiche

Primi firmatari: Gustavo Piga – docente di Economia, Università di Roma Tor Vergata: Giuseppe Pennisi – docente di Economia, scuola superiore della pubblica amministrazione: Alberto Mingardi – Istituto Bruno Leoni.

→  gennaio 17, 2006


Il neogovernatore non ha alcun conflitto di interessi

Franco Debenedetti, parlamentare dell’area liberal dei Ds, conduce da anni una battaglia per rendere il sistema bancario italiano più aperto e competitivo.

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→  giugno 19, 2005

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INTERVISTA

Antonio Catricalà è partito col piede sbagliato. Non ha dubbi il senatore dei Ds Franco Debenedetti: la prima relazione del nuovo presidente dell’Antitrust non lascia ben sperare. «Per almeno quattro motivi».

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→  marzo 2, 2005

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Che fare. Dopo il caso Morando

“Sic vos non vobis mellificates apes” proprio coloro che alla costruzione dell’alveare – la federazione dell’Ulivo – avevano lavorato quando nessuno ci credeva, proprio coloro che chiedevano che su temi importanti si convocasse l’assemblea degli eletti dell’Ulivo, un’assemblea dove alla fine si vota e ci si conta, proprio coloro che in occasione del congresso Ds, addirittura avevano rinunciato a distinguersi con una propria piattaforma politica per sottolineare il proprio sostegno all’innovazione organizzativa, non avranno un proprio rappresentante nella direzione della Federazione dell’Ulivo. Capisco quindi la protesta – tutta politica – di Enrico Morando.

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