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Archivio per il Tag »calcio«

→  luglio 19, 2011


dalla rubrica Peccati Capitali

Fece un errore nel 1999 la Juventus a vendere Thierry Henry all’Arsenal; e pure il Manchester United nel 2001 a vendere Jacob Stam, che credeva in declino mentre nella Lazio giocò con successo diversi anni ancora. Oggi quegli errori non si farebbero più: oggi le strategie di gioco, e la compravendita dei giocatori si basano sull’analisi statistica.

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→  giugno 6, 2006

il_riformista
Proposte. Le lezioni della crisi

Il “consolidato” della serie A, una volta che si siano rettificati al prezzo di mercato reale i valori del parco giocatori, registra un “buco” nello stato patrimoniale, formatosi con il succedersi anno dopo anno di conti economici in perdita. In caso di retrocessione poi, il buco diventerebbe una voragine. Risanare significa anche ripianare, o con vendita di cespiti o con versamenti in conto capitale da parte degli azionisti. Vorranno farlo?

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→  maggio 29, 2003

lastampa-logo Alberto Moravia temeva che lo sport rendesse gli uomini cattivi, facendoli parteggiare per il più forte. Non sono d’accordo, la Juventus mi evoca tutto, tranne che condanne morali. Per Karl Kraus il calcio era figlio della democrazia, anche se instupidiva le famiglie. E sono d’accordo solo sulla prima parte. Perchè conosco almeno un buon esempio, di come da una finale di Coppa dei Campioni si possano trarre in tutt’altro campo osservazioni preziose per tutti, chiunque la vinca.

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→  marzo 3, 1996


Che il successo di Cecchi Gori all’asta peri diritti sulle partite di calcio possa sconvolgere le abitudini dei telespettatori è comprensibile; che preoccupi gli addetti alle strutture di produzione Rai è umano; ma vedere in questo addirittura una catastrofe nazionale sembra veramente troppo. Non è cambiato il mondo, è solo cambiato il canale. Ci sono invece altri elementi, positivi e negativi, su cui vale la pena riflettere.
Elemento positivo è il passo avanti compiuto verso il chiarimento dell’equivoco sulla ‘missione’ Rai. Una Rai che partecipa insieme a privati a una gara di queste proporzioni è una Rai completamente inserita nel meccanismo concor-renziale: lo fa avendo il vantaggio dei proventi del canone, e lo svantaggio di essere soggetta, perché pubblica, a vincoli procedurali, a dubbi – può un servizio pubblico impegnare tanto danaro? – a problemi di equilibri interni – un direttore generale che ‘si dimentica’ di concorrere per il ciclismo! Per la Rai forse i due effetti si compensano, per noi certo si sommano, e danno una somma doppiamente negativa. Se la Rai agisce da privato si provveda a separare ciò che è, ciò che dovrebbe essere, veramente servizio pubblico, e si privatizzi il resto.

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