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→  ottobre 14, 1995


A essere pessimisti non si corre nessun rischio, a essere liberisti, nel nostro paese, sì. Questa è la considerazione che viene in mente leggendo il Geronimo di giovedì, quello su banche e fondazioni. Il nostro, sostiene pessimista Geronimo, non è un mercato: una Borsa asfittica, dove i piccoli risparmiatori sono taglieggiati, i fondi pensione non esistono, e scorrazzano le mani forti. Chi conta su un mercato siffatto per restituire alla proprietà privata le banche possedute da fondazioni non può non avere un altro disegno, quello di consentire a quelle stesse mani forti di impadronirsi prima delle banche e poi delle privatizzande Enel, Stet. Conclusione: il liberismo non fa per noi, lasciamo perdere le privatizzazioni: in queste condizioni sarebbero solo occasione per un «esproprio non proletario».

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→  marzo 1, 1995


Nel chiuso dei ministeri, al riparo di un’improvvida delega, senza discussione in sede politica, il governo pare avere ormai deciso le modalità di privatizzazione dell’Enel. Le ragioni di coloro che sostenevano doversi cogliere l’occasione della privatizzazione per introdurre concorrenza nel mercato non solo non sono state sottoposte a confronto, ma vengono tacitate con considerazioni di politica generale: la data delle elezioni per decidere dell’assetto di un settore fondamentale per un paese industriale.
Ma, si dice, c’è uno stato di necessità: la difesa della lira richiede di procedere a un’immediata privatizzazione. Per questo scopo, il candidato ideale è l’Eni, non l’Enel: minime le modifiche da apportare al regime concessorio, nessuna interferenza con l’istituzione delle Autorità di settore, favore degli investitori istituzionali: lo dice un personaggio esperto ed autorevole come il professor Giavazzi.

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