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→  ottobre 16, 1995


Replica scherzosa a Napoleone Colajanni

Caro Colajanni, come ha scritto venerdì, le privatizzazioni pongono un problema generale di «efficienza e moralità dei mercati», la cui soluzione passa attraverso la «ricostruzione della funzione dello Stato, capace di imporre una ricostruzione delle forze sociali». Se non ci credessi, non starei nei progressisti. Vasto programma, tuttavia, e nei fatti non ampiamente condiviso. E poi, caro Colajanni, ci sono problemi di tempi, di scadenze, impegni: che mi suggeriscono questa fantasia.

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→  ottobre 1, 1995


Prodi ha lanciato una sfida. Sul Sole di ieri egli critica coloro che nella sua polemica sulla vicenda Supergemina hanno voluto vedere ostilità ai privati, o ne hanno approfittato per attribuirgli attacchi ai ‘poteri forti’. La sua sfida è quella di collocare il discorso in una più ampia prospettiva del futuro del capitalismo italiano e delle
gioco della nostra economia.

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→  settembre 19, 1995


Da cinque anni, da quando cioè la legge Amato impose la separazione tra fondazìoni e banche e la loro trasformazione in spa, il problema di privatizzare le banche naviga nella nebbia. Allora, il 56 per cento del sistema bancario italiano era in mano pubblica, controllato da fondazioni, di nomina pubblica (cioè politica); così resta oggi, nonostante il governo Dini abbia chiesto alle fondazioni di scendere al 49 per cento di proprietà entro 5 anni, e insista con coerenza.

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→  settembre 16, 1995


Conoscevo per letture il professor Minervini, Presidente della Fondazione Banconapoli, come equilibrato uomo di dottrina. Leggo ora che la mia proposta di privatizzazione delle banche possedute da fondazioni lo induce a paragonarmi a un persecutore di ebrei (Sole 24-Ore del 15 settembre, pagina 27). Poiché una simile qualifica rivolta proprio a me risulta paradossale prima ancora che insultante, posso solo concludere che compiti difficili, se non impossibili — riportare al Banconapoli redditività, trasparenza ed efficienza — inducono anche i migliori a disperare di sé.

Commento di Alessandro Penati
Commentando il disegno di legge sulla privatizzazione delle fondazioni bancarie, del quale sono uno degli autori, Gustavo Minervini (Il Sole-24 Ore, 15 settembre 1995) lo paragona all’obbligo di vendita dei beni che i nazisti imposero agli ebrei. Nella scala dei valori, ho sempre messo al primo posto la libertà intellettuale. Per questa ragione, rispetto qualsiasi critica, anche la più feroce. Ma proprio per questa ragione, ho trovato il parallelo con una delle pagine più opprimenti della nostra storia particolarmente ingiusto.

→  settembre 13, 1995


MILANO – Un progetto di legge sulla privatizzazione delle banche controllate da fondazioni o associazioni sarà presentato oggi a Milano da Franco Debenedetti, Alessandro De Nicola, Francesco Giavazzi e Alessandro Penati. La manifestazione sarà presieduta da Ennio Presutti, presidente dell’Assolombarda, e sarà ospitata dal Consiglio di Borsa, presso Palazzo Mezzanotte.

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→  luglio 9, 1995


Il Tesoro vendendo la seconda tranche dell’Imi, ne ha ceduto il controllo a San Paolo, Cariplo e Monte dei Paschi. Si delinea così un superpolo bancario le cui forze potrebbero rendere meno univoco il sistema del credito. Però la maggioranza di tutte e tre le banche appartiene alle rispettive Fondazioni, i cui vertici sono nominati su indicazioni del potere politico. La ‘privatizzazione’ dell’Imi si riduce quindi di fatto a una sua pubblicizzazione: di qui i giudizi fortemente critici di molti commentatori. Restano però le domande: si poteva fare diversamente? che cosa si può fare per il futuro? che cosa nell’immediato?

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