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Sofferenze a destra e a manca

Pubblicato il 02/12/2004 @ 11:48 in Giornali,Panorama


Se la maggioranza è in difficoltà, nel centrosinistra non c’è coesione

Gli spettacoli che stanno dando di sé maggioranza e opposizione sono legati tra loro da un rapporto analogo a quello che intercorre tra azione e reazione. E’ perché la maggioranza si sta visibilmente sgretolando, che la minoranza si permette di mostrarsi così poco coesa. E’ perché sulla scena principale si rappresenta lo psicodramma della scommessa di Berlusconi sulle tasse, che dietro le quinte si fan le prove della commedia dei sei (o più?) personaggi in attesa di autore.

Nel tramonto della legislatura berlusconiana tutte le forze politiche tendono a guardare più al proprio interesse particolare che a quello della coalizione.
C’è una differenza tuttavia: in questo gioco la sinistra corre più rischi della destra. Che cosa vede infatti il paese? Una maggioranza che discute sì, ma di tasse, di potere di acquisto, di Maastricht. E un’opposizione che parla di candidature e dell’ingresso di un gruppetto di ex socialisti nel partito dei cattolici. Cose che non sarò certo io a considerare qualunquisticamente poco importanti, ma che non sono le più adatte a stampare nella mente degli elettori l’immagine di una coalizione a cui affidarsi con fiducia per i prossimi 5 anni.
Questo succede, scrive il Riformista, perché non si parla di programmi. Ma i programmi richiedono di essere analizzati. Mentre c’è qualcosa che viene immediatamente percepito, come si percepisce un volto senza bisogno di analizzarne i tratti: un’identità politica netta, un colore, una bandiera. Questo è ciò di cui si sente la mancanza. Anche Prodi ebbe la sua scommessa, anche lui disse “o ce la faccio o mi dimetto”: fu l’euro e la vinse, fu la sua bandiera. E’ sbagliato pensare che c’è tempo e che le elezioni sono ancora lontane: il profilo politico si forma comunque, giorno dopo giorno, che si faccia o che si rinvii, che si parli o che si taccia. Gli elettori sono ansiosi per il loro futuro, chiedono motivi di speranza e garanzie di sicurezza: ricevono la notizia che la Fed si chiamerà Ulivo e la Gad Alleanza. Gli elettori più a sinistra si sentono proporre (da Fausto Bertinotti) una Bad Godesberg, mezzo secolo dopo quella originale; quelli più di centro apprendono, con quanto entusiasmo si può immaginare, che forse il centro, cioè loro, non esiste.
Una persona attenta e informata mi ha chiesto: “e se Berlusconi avesse aperto lo scontro sulle tasse perché cerca una strada alta per la propria uscita dalla politica?” Per un istante ho cercato di immaginare lo scenario politico che ne deriverebbe. E mi son detto che il centrosinistra (e il Paese) hanno bisogno di Berlusconi: all’opposizione, naturalmente.

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