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Se non andrà al Quirinale, prevedo un Draghi Bis ancora più forte

Pubblicato il 27/01/2022 @ 15:47 in Giornali,Huffington Post


Sarebbe un governo fortissimo. C’è da chiedersi se quelli che lo vogliono tenere a Palazzo Chigi sappiano quello che fanno

La richiesta che Draghi continui a presiedere questo governo, fatta evidentemente per eliminare un concorrente molto temibile per il Quirinale, ha la conseguenza non intenzionale di diventare una mozione di fiducia senza se e senza ma. C’è da chiedersi se quelli che la propongono sappiano quello che fanno.

Le emergenze cui Draghi è stato chiamato a porre rimedio erano contenere la pandemia, cogliere l’opportunità del Next Generation EU Recovery Program, e scongiurare il pericolo mortale, le preoccupazioni di chi ha comperato il nostro debito suscitate di fronte a un quadro politico incerto. Quanto alle misure contro la pandemia, siamo diventati, per molti Paesi, un esempio da seguire; anche il Green Pass ha contribuito a far crescere la percentuale dei vaccinati, e ha consentito una certa ripresa dei rapporti sociali. Quanto al terzo, c’è il prestigio personale di Draghi, c’è un certo rimbalzo di ripresa economica, che poterà a un marginale miglioramento dei conti.

Ma c’è chi, Daniel Gros su Repubblica, punta il dito sulla crescita del debito: “D’accordo che è stato un anno di emergenza pandemica, però si è perso di vista il controllo della finanza pubblica. E questo dall’ex presidente della BCE non me l’aspettavo”. E chi nota che della spending review si son perse le tracce. Già ben prima che iniziassero le manovre per la nomina, i detrattori di Draghi lo accusavano di avere ceduto per non inimicarsi i partiti. Mediare significa anche saper arretrare, e se Draghi ha mediato fino all’esasperazione è perché c’era il vincolo di preservare la saldezza del governo: questo era il mandato ricevuto e oltretutto una crisi in concomitanza del termine della presidenza avrebbe prodotto un ingorgo costituzionale allucinante.

Questi vincoli adesso vengono a cadere: il veto che il ministro del Tesoro ha posto sullo scostamento di bilancio è un’anticipazione di quello che accadrà dopo l’elezione del presidente della Repubblica. Per quale ragione Draghi dovrebbe rischiare di vedere appannato il suo stellare curriculum? Quanto grande il danno che verrebbe al Paese da una lesione del suo prestigio e della sua autorevolezza?

Se Draghi non va al Quirinale, quello che ci sarà a Palazzo Chigi sarà un governo, pur nella continuità formale, molto diverso dal precedente: diciamo che sarebbe un Draghi 2. Sarebbe un governo fortissimo: chi fosse tentato di farlo cadere saprebbe di provocare un aumento dello spread che il Paese non potrebbe sopportare. È vero che sarebbe il gioco a chi usa l’atomica: ma sarebbe la fine della politica. Non male per chi diceva di volerne la rivincita.

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