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Se l’Europa perde colpi il «gap» è culturale

Pubblicato il 26/09/1994 @ 10:37 in Giornali,La Stampa


Non sono i salari troppo alti a minare la competitività delle imprese europee: sono i manager incapaci. Sono loro il male oscuro dell’imprenditorialità del vecchio continente, perché vivono arroccati all’interno dei confini della comu­nità ed hanno un carente senso dell’organizzazione azienda­le. Non, è un qualche sindacato barricadero a lanciare un «j’accuse» di tale evidenza ai manager di tutta Europa ma la Cee. E’ infatti quanto si legge nel «Panorama of Eu industry», uno studio della commissione europea . che in 1400 pagine analizza lo stato di salute del sistema imprenditoriale il quale a fine del 1994 dovrebbe far finalmente crescere dell’1,4 peni. cento il Pil continentale.

La Commissione europea esamina, in un ampio «Panorama delle indu­strie nell’Ue» le prospettive dopo due anni, in cui la produzione era scesa al livello più basso in vent’anni. Più che i dati quantitativi, sono interessanti le considerazio­ni qualitative, sulle cause della mancanza di competiti­vità europea sui , mercati mondiali: come fattore chia­ve si indica non il costo del lavoro, ma soprattutto i pro­cessi organizzativi, interni e nei rapporti con fornitori e distributori. Infatti, nota il rapporto, per ora le importa­zioni sostitutive da aree a basso costo, del lavoro hanno avuto un’influenza trascura­bile.

Si è già ricor­dato come sia­no innovazioni organizzative quelle che han­no propiziato il successo del­l’auto giappo­nese, che ha trovato  efficienza ed effi­cacia modifi­cando i rappor­ti interni di stabilimento ed esterni con i fornitori.

L’organizzazione dipende a sua volta da un ambiente culturale che, ai fini della competitività e dello sviluppo, ha influenza determinan­te accanto ai dati più pro­priamente macro-economici.

La dimensione del mercato innanzitutto: che non è solo data dall’area geografica, ma dalla sua effettiva disponibi­lità per l’operatore; e quindi dalla trasparenza alle infor­mazioni e dall’efficienza dei trasporti. Un’innovazione nata in California è immedia­tamente nota in tutti gli Usa, ed un sistema logistico effi­ciente ne consente la distri­buzione dal Vermont al Nuo­vo Messico, anzi oggi dal Ca­nada al Messico. Questa è una delle ragioni per cui da noi non sono nate società di software «pacchettizzato», alla Lotus, Borland, Micro­soft.

L’assenza di posizioni do­minanti: queste aumentano le barriere d’ingresso per i nuovi entranti e scoraggiano il sorgere di nuove- imprese concorrenti. Gli esempi più vistosi sono nei servizi pub­blici, perché il formarsi di monopoli naturali richiede un’attenzione continua da

parte dei regolatori. Aver rotto il monopolio At&t ha fatto nascere le Baby Bell, oggi a loro volta dei giganti che si diversificano nel mondo dei media.

Il rapporto con la committenza pubblica rientra, a ri­gore, tra i classici interventi di sostegno statale all’econo­mia: ma il suo successo dipende molto da fattori culturali, un rapporto libero e lungimirante con le autorità pubbliche: Eds, il gigante dei servizi informativi, creato da Ross Perot, si sviluppò a partire da una grande commessa per il governo.

Culturale è la risorsa principale, la risorsa umana (si pensi a quanti manager italiani hanno avuto grande successo negli Usa: Faggin nei microprocesso­ri, Pesatori alla Digital, Riverso all’Ibm Euro­pa, e non si vorrebbe offen­dere nessuno omettendo di menzionarlo); quindi un siste­ma formativo che attinga al­l’intero poten­ziale della po­polazione, che dia a tutti l’op­portunità di crescere, indipendentemente dalle posizioni di partenza.

Ma forse il dato più impor tante è l’atteggiamento verso il futuro. Il danno maggiore che produce l’inflazione su un’economia sta proprio nell’offrire; facili occasioni di guadagno a breve, e nello scoraggiare quindi investimenti di lungo periodo. Per ridurre il proprio rischio l’investitore vuole ridurre le incertezze sul futuro; e quindi chiede di poter contare su stabilità sociale, del ciclo economico, del costo del da­naro, dei rapporti di cambio. Ivi compresa, per il suo effet­to stabilizzante, anche la cer­tezza del proprio futuro per sonale, assicurato dai rispar­mi o dalla pensione.

Considerazioni non nuove, certo; ma, come diceva Her­bert Spencer, «solo con una ripetizione diversificata è possibile introdurre nelle menti riluttanti concetti ad esse estranei». Dato che sia­mo alla ripresa dell’attività di governo, quella fatta di provvedimenti, non quella gridata, è parso non inutile ricordarle.

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