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Scusa, mica sapresti consigliarmi un buon ospedale intercettato?

Pubblicato il 13/06/2008 @ 16:37 in Giornali,Il Riformista

il_riformista
Riflessi di indagine

“Sai consigliarmi un buon ospedale intercettato?” mi ha chiesto un mio amico che deve farsi ricoverare per un piccolo intervento. Domanda assolutamente logica. Se è vero gli orrori della clinica Santa Rita non si sarebbero scoperti senza le intercettazioni, allora vuol dire che queste sono uno strumento normale e necessario di sorveglianza, ed è logico che il paziente prudente, come si informa della perizia dei medici che vi lavorano, chieda ragguagli anche sulle intercettazioni protettive.

Anzi, a ben vedere, siccome quello di ricevere cure mediche è un suo diritto, può pretendere che tutti gli ospedali siano intercettati. Sarebbe superstizioso presumere che San Raffaele protegga meglio di Santa Rita.

Un paradosso? A me paiono paradossali tutti gli esempi addotti a sostegno di “intercettazione libera”: perchè provano esattamente il contrario di ciò che vorrebbero. Il bacio in fronte di Fiorani, il “facci sognare” di D’Alema, l’“abbiamo una banca” di Fassino, la presunta autodenuncia del “furbetto” nazionale, giù giù fino ai delicati apprezzamenti del principe ereditario, che cosa provano? Che il Governatore Fazio concedesse una familiarità sconveniente ad un soggetto che avrebbe dovuto meglio far sorvegliare, che ci fosse contiguità politica tra vertici dei DS e sistema delle cooperative, che uno di quelli che notoriamente stavano giocando una propria partita nelle vicende BNL e Antonveneta abbia una particolar verve per le battute: nulla di tutto questo era una novità. Le intercettazioni possono fornire indicazioni su che cosa indagare: ma sono le ispezioni bancarie che devono accertare la consistenza del capitale prudenziale e del Tier 1, sono i dati contabili che provano i prestiti di favore e i riporti fasulli, devono avere riscontri documentali gli interventi di politici in affari economici. Ed abbiamo scelto la forma repubblicana proprio perché quelli dei vari Vittorio Emanuele sono fatti loro (almeno quelli che commette in Italia). Tornando alla clinica degli orrori, saranno le frasi riportate a mandare sotto processo la direzione sanitaria dell’ospedale degli orrori, o le cartelle cliniche, i corpi straziati di giovani e quelli vilipesi degli anziani?

Le intercettazioni forniscono un indizio, servono a indirizzare su una pista: perché non considerarle tali e levare loro il valore di elementi a carico dell’indagato? Si dicono tante cose al telefono, per rabbia, per cupidigia, per leggerezza, per vantarsi. Si cazzeggia e si discute. Si parla anche per arrivare a formarsi un’opinione, come sovente accade in discussioni tra colleghi, in particolare tra politici. Sarebbero prove? E di che? Al massimo potranno servire a riconoscere attenuanti o a costituire aggravanti. La realtà è diversa e proprio gli esempi citati dai fautori di “intercettazione libera” sono lì a testimoniarlo: tutti esempi in cui le intercettazioni erano volte non a trovare prove, ma ad ottenere una preventiva condanna popolare. Le rivelazioni delle intercettazioni dovrebbero essere atti constatativi, che si limitano ad affermare qualcosa descrivendo il fatto. Diventano invece atti performativi, producono ciò che affermano: un generalizzato giudizio di colpevolezza. E se c’è anche solo il sospetto (e mi sembra difficile negarlo) che esso renda più facile ottenere dal giudice la carcerazione preventiva, allora non ci sono santi, alle intercettazioni bisogna mettere limiti severissimi. Non sono esperto di diritto processuale, ma forse basterebbe considerarle come strumento utile per le vere indagini, (tecnicamente una “fonte di prova”), sprovvisto di qualsiasi valore accusatorio, e come tale neppure da comunicare ai difensori: e tanto meno ai giornali.

Al magistrato le intercettazioni offrono molti vantaggi: costa poco farle eseguire, perché bastano modeste professionalità; si possono fare in “outsourcing”, usando l’efficienza dei privati; costa poca fatica leggerle, lo si può fare dal proprio ufficio; godono dell’efficacia dell’autoevidenza. Come si dice, un ottimo rapporto prezzo/funzionalità. Ma se a cambiare i poteri di Bankitalia non sono serviti studi e convegni, a far dimettere Fazio non è bastato il suo comportamento negli scandali Ciro e Parmalat, se a fare approvare la legge sul risparmio c’è voluta la rivelazione del bacio notturno di Fiorani, allora il male è molto più grave, e il cerotto dell’intercettazione lo copre e non lo cura. Bisogna rifiutarlo.

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