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Salviamo Budelli!

Pubblicato il 14/11/2013 @ 14:58 in Giornali,Huffington Post


Riassunto delle puntate precedenti. Un neozelandese compera all’asta per 2,9 milioni l’isola di Budelli. Insorgono WWF e la Coldiretti, Fulvio Pratesi e il nipote di Garibaldi, in 76.000 rispondono all’appello, si invoca l’intervento del neo senatore Renzo Piano: lo comperi l’Ente Parco Nazionale della Maddalena. Ma non si può, l’art 138 della precedente legge finanziaria impedisce a qualsiasi ente pubblico di comperare immobili fino al 31 Dicembre. Il termine per la prelazione scade l’8 Gennaio: si sterilizzi dunque il 138. SEL presenta il relativo emendamento alla legge stabilità.

Le isole piacciono agli economisti, ancor più se disabitate, perché i fenomeni, “isolati” dal contesto esterno, sono più semplici da analizzare: la chiamano appunto “economia di Robinson Crusoe”. Budelli con tutta la sua bellezza è un’isoletta non solo disabitata ma inabitabile, nel senso che c’è solo una casetta dove può abitare solo il custode: e più non dimandare. La cifra in gioco non è tale da avere rilevanza macroeconomica. Ci sono le condizioni per considerare questo come un esperimento: la chiameremo “l’amministrazione di Budelli”.

Perché comperare? Che l’inarrivabile bellezza di Budelli debba essere protetta è fuori discussione. Perché solo se la si possiede la si può proteggere? C’è una legge che dà a un organo dell’amministrazione pubblica i poteri per farlo, e nessuno ha sollevato il dubbio che la legge possa avere lacune e i poteri siano inadeguati, (“vincoli ferrei” ha messo in chiaro il presidente dell’Ente Parco).

Ma se estrapoliamo ciò che osserviamo nel nostro “laboratorio”, questo significa che tutto ciò che lo Stato deve proteggere, lo deve possedere. E se già non possiede, comprare. L’elenco delle cose iso-Budelli da comperare è lunghissimo, stratosferiche le somme di cui disporre, il debito schizza in alto e non cadiamo fuori dall’euro.

Di chi si diffida? Del privato notoriamente teso al proprio “particulare”, dell’homo oeconomicus intento alla massimizzazione del proprio profitto? Ma per questo nella provetta abbiamo messo la legge: il colore del privato lo conoscevamo e non è cambiato, è quello del pubblico che è diventato rosso. Perché il “possedere per proteggere” significa che il pubblico non è capace di fare il proprio mestiere, quello di applicare e far rispettare la legge: l’amministrazione che esige che le diano i soldi per comprare Budelli, si dà dell’incapace. Se estrapoliamo a tutto il Paese, tutta l’amministrazione è incapace, e andrebbe, a rigore, licenziata.

E’ la stessa cosa per le privatizzazioni: se c’è tanta resistenza per quelle da fare e resta tanto risentimento per quelle fatte, è per sfiducia nello Stato, nella capacità delle autorità di regolazione di tutelare i consumatori, e di quelle di vigilanza gli investitori.

Il signor Harte ha comperato l’isola ad un’asta (all’incanto, si dice, e mai nome fu più appropriato). Prima era di una società italiana, e per l’Ente Parco tutto andava bene. Perché quella società era di italiani e non di neozelandesi? O perché la società era malandata, tant’è che alla fine è fallita, e non di un banchiere benestante? Usciamo dal laboratorio: se preferisce un italiano, glielo andiamo a dire a Letta mentre cerca di attrarre investitori. Se è perché che tra malandati ci si capisce meglio, lo capisco, ma non è propriamente questo il genere di persone che vorremmo attrarre come turisti. Il signor Harte è ambientalista di vocazione e amministratore delegato della Commonwealth Bank of Australia di professione. Perché c’è timore che quello dell’ambientalista sia il vello di un agnello Merino, e che sotto ci sia il banchiere avido di Budelli?

Anche sul prezzo poi c’è da ridere, alcuni dettagli sono rivelatori. Se il direttore del Parco, per giustificare l’acquisto, dica che in fondo l’isola costa meno di un carrello di atterraggio di un F35, fa solo professione di pacifismo. Quando dice che costa meno dei collegamenti internet previsti per un G20 mai realizzato, lo fa di fede politica. Un suggerimento: e prendere quei cavi e quelle fibre a venderli alla CDP? Potrebbero fare sinergia.

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