- Franco Debenedetti - http://www.francodebenedetti.it -

Riformismo di mercato, un programma urgente

Pubblicato il 13/11/1997 @ 11:11 in Giornali,Il Sole 24 Ore


Quali conseguenze politiche di lungo respiro avra’ l’ingresso di Antonio Di Pietro in Parlamento lo diranno i fatti. Ma se c’e’ un rischio immediatamente concreto e’ che il riequilibrio moderato dell’Ulivo porti un segno di assoluta indifferenza ai temi dell’economia e dell’impresa, del mercato e della concorrenza.

Se si pensa ai temi della campagna elettorale del Mugello, assai forte viene il dubbio che la “spinta riformista” di cui parla Ernesto Auci (“Il Sole 24 Ore” dell’11 Novembre ) per bilanciare lo spostamento a sinistra conseguente alla conclusione della “brevissima crisi” abbia per il momento altro obiettivo che quello di una nuova galvanizzazione di voti moderati intorno ai temi di “Mani Pulite”.
Ecco perche’ chi e’ convinto della necessita’ di una politica economica meno gravosa per lavoro e impresa dovra’ a maggior ragione alzare la voce senza piu’ farsi bloccare dal noto argomento “non provocate instabilita’”.
Ora che l’approdo all’Euro sembra meno in forse; ora che Di Pietro col suo ingresso mette alla sferza tutte le diverse frazioni moderate dell’Ulivo facendole, tutte e ciascuna, apparire nani balbuzienti rispetto a PDS e RC; a maggior ragione il riformismo di mercato dei Cavazzuti, dei Salvati, degli Ichino, piu’ modestamente di chi scrive, e’ chiamato in tempi brevi a battere un colpo, a dare concretezza – in coerenza a valori che l’Ulivo pur rappresenta – a quella domanda di modernizzazione che il direttore del Sole poneva come problema irrisolto.
E’ insomma venuto il tempo per chi crede nel riformismo di mercato, di darsi un programma: il “programma di maggio” come lo chiamo io, il programma cioe’ delle cose da fare, appena superato l’esame della moneta unica, per attuare quelle che il commissario Monti giustamente definisce le riforme a cui non saremo piu’ costretti da vincoli diversi dalla sola difesa della competitivita’.
Non e’ questa la sede per entrare nei capitoli di cui questo programma vivra’. Ma a formare lo spirito con cui essi dovranno essere affrontati, puo’ essere utile una storia, in se’ minore: la storia della Elsag Bailey, recentemente ritornata agli onori della cronaca perche’ caduta sotto la lente di Karel Van Miert.
Finmeccanica possedeva la Elsag, attiva nel settore dell’automazione postale, e per “valorizzarla” acquistò l’americana Bailey. Nel novembre 1993 la Elsag Bailey Process Automation viene quotata a Wall Street: la quota detenuta da Finmeccanica (51,4%) vale 228 milioni $. A Gennaio 1996 Elsag Bailey acquisisce la Hartmann&Braun per 700 milioni $, il gruppo giudato da Fabiani diventa il numero due al mondo nell’automazione. Un primo aumento di capitale, poi un altro per acquisire attivita’ dalla capogruppo alla partecipata. Oggi Finmeccanica possiede il 61% di Elsag Bailey, per un valore di Borsa di circa 400 milioni $. E deve vendere, per far fronte ai poco meno di 2000 miliardi di perdite che ha dovuto portare a libro in sei mesi. “E’ come togliere la polvere da sotto i mobili”, si e’ giustificato l’amministratore delegato Alberto Lina.
Che cosa sarebbe capitato se Finmeccanica avesse venduto nel novembre 1993? I tecnici del “Bollettino delle privatizzazioni” (pubblicato dal Cespep, Via Carducci 4, Milano), hanno fatto i conti: immaginando un premio di maggioranza del 30%, impiegando il ricavo per ridurre l’indebitamento, Finmeccanica avrebbe risparmiato oltre 400 miliardi; investendolo nell’indice di New York, avrebbe guadagnato circa 600 Mld. Questo e’ l’ordine di grandezza del costo della strategia espansiva intrapresa da Finmeccanica.
Piccola cosa, si dira’, l’IRI – per non parlare dell’EFIM o delle banche meridionali-ci hanno abituato a ben altro. L’interesse sta nel fatto che in questo caso strategia e decisioni erano state tempestivamente contestate, e i costi oggi sono calcolabili con precisione. Il “programma di maggio” dovra’ riguardare problemi assai piu’ corposi, concorrenza nei prodotti e nei diritti di proprieta’, stato sociale, flessibilita’ del lavoro, peso del fisco, efficienza dell’amministrazione.
Temi noti, da affrontare pero’ con uno spirito nuovo, direi con una nuova insofferenza. Quella che nasce dalla consapevolezza che non si puo’ continuare con la politica del “too little too late”, riconoscere gli errori quando e’ troppo tardi, e pagarne il conto con rassegnazione. E’ vero, di rado il costo della mancata attuazione del riformismo di mercato e’ calcolabile cosi’ facilmente come nel caso Elsag-Finmeccanica: ma e’ proprio allora che il conto e’ piu’ salato.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn

Articolo stampato da Franco Debenedetti: http://www.francodebenedetti.it

URL all'articolo: http://www.francodebenedetti.it/riformismo-di-mercato-un-programma-urgente/

Copyright © 2011 Franco Debenedetti. Tutti i diritti riservati.