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Questi attacchi possono farci perdere

Pubblicato il 05/08/2005 @ 13:42 in Varie

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Mio fratello nella scalata al Corriere? Fantasie

Non c’è pace per l’Unione. Quando tutto sembrava procedere a gonfie vele ci ha pensato Arturo Parisi a lanciare la bomba. Rcs, Unipol, Berlusconi-De Benedetti, Rai. Parisi non ha risparmiato nessuno ma, soprattutto, non ha risparmiato i Ds tanto da far arrabbiare anche una persona calma come Franco Debenedetti, senatore Ds e fratello di Carlo.

«Perché Parisi volge le sue personali opinioni in un attacco pesante ai Ds. E questo diventa un fatto politico più rilevante dei suoi giudizi sulle varie questioni. Prima tocca a Petruccioli che secondo lui sarebbe stato eletto per favorire Mediaset sui diritti del calcio». E poi? «Poi tocca ai Ds su cui getta l’ombra di affari in cui avrebbero rinunciato ad andare a fondo per “difendere il proprio mondo”. Il riferimento è evidentemente a Unipol». Tutto ovviamente falso? «Nel caso di Petruccioli, oltretutto ridicolo. Ma più che argomentare contro le tesi di Parisi, interessa cogliere il filo conduttore della sua intervista. Mi sembra che sia il tema dello scambio, l’ossessione dell’inciucio. Al punto da trovare, nel caso specifico, una inedita “condivisione” con Rutelli. Quando i due non è che proprio si amino». Questo attacco arriva a meno di due mesi dalle primarie del centrosinistra. Perché? Crede ci sia lo zampino di Prodi? «Non posso crederlo. Oltretutto i DS sono i più fedeli e affidabili sostenitori di Prodi». Allora, cosa c’è sotto? «Mantenere una contrapposizione frontale a Berlusconi. Un’opposizine indefettibile, senza se e senza ma. Questo è ciò che sta a cuore a Parisi. E l’intervista dimostra che questo è un sentimento che può portare ad errori politici, perfino autolesionistici». Addirittura? «Rileggiamo l’intervista. Petruccioli non gli va bene, anzi gli va meno bene di uno “vicinissimo a Berlusconi”, perché il voto bipartisan previsto dalla legge Gasparri sul presidente Rai richiede di mettersi d’accordo con il Polo. Non gli va bene l’accordo tra mio fratello e Berlusconi perché lo legge come un’intesa politica più che di affari. Non gli va bene Unipol perché le cooperative devono rifiutare le agevolazioni fiscali di uno stato oggi governato da Berlusconi. Addirittura li accusa di essersi lasciati contagiare dal “virus” Berlusconi. Ecco: il virus è la sua ossessione». Lei è d’accordo con questa lettura? «Soprattutto non sono d’accordo con il sentimento da cui scaturisce. E sarei molto preoccupato se la campagna elettorale dovesse essere condotta sul tamburo di un antiberlusconismo con l’elmetto. Anche se non ci facesse perdere le elezioni, avrebbe conseguenze gravi». Parisi, però, dice che si tratta di una questione morale? «C’è sempre il rischio che chi si avvolge nella bandiera della questione morale, se ne autonomini monopolista». Nella sua intervista l’esponente della Margherita parla anche di Rcs. Qualcuno, in questi giorni, ha detto che dietro la “scalata” di Ricucci ci sarebbe suo fratello, cosa ne pensa? «Io non l’ho letto. Ma se qualcuno l’ha detto, deve essere uno a cui la vacanza fa bene: si è perfino dimenticato che esiste una legge antitrust». E rispetto a quello che ha detto Parisi? «Per Parisi il sistema dell’informazione deve restare autonomo. In primo luogo, non ha il monopolio nel volerlo. E poi, l’autonomia non può coincidere con l’immobilismo. Invece finisce che Parisi, pur che nulla cambi, diventa d’accordo con tutto quanto ha scritto e scrive il Corriere. Un altro “miracolo” dell’antiberlusconismo militante».

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