Quando i cervelli fuggono verso l’Italia

novembre 15, 2003


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore

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Millesettecento ricercatori sarebbero in procinto di lasciare il paese per cercare altrove un ambiente in cui lavorare e studiare

Millesettecento ricercatori sarebbero in procinto di lasciare il paese per cercare altrove un ambiente in cui lavorare e studiare: la notizia fa scalpore e desta preoccupate considerazioni.
All’Interaction Design Institute nove studenti su dieci sono stranieri. Se si guarda solo ai numeri, il confronto può sembrare una provocazione: gli studenti di Ivrea sono meno di 50.

Ma non é una provocazione rovesciare il problema, chiedersi non solo perchè siano tanti i cervelli italiani che emigrano, ma perché siano così pochi coloro che, in America, Giappone, Cina, scelgono l’Italia come il paese in cui portare avanti i propri studi ed i propri esperimenti.

C’è sempre un elemento di provocazione nel nuovo, e Interaction Ivrea non fa eccezione. In una certa misura, deliberatamente, e fin dal suo oggetto: un approccio alla progettazione che, nonostante sia ormai adottato dalle imprese più innovative, rompe gli schemi convenzionali anche nelle strutture organizzative. E poi: situata in un luogo decentrato, seppure di fortissimo valore simbolico; centro di cultura, ma di una cultura non codificata in testi, che necessita della presenza di una scuola per dispiegarsi; volta a fornire uno strumento strategico al sistema industriale italiano, dalle comunicazioni all’automobile, dalla moda all’entertainment, dagli elettrodomestici ai servizi per la salute, ma voluta e interamente finanziata da imprese private, Telecom e Olivetti.

Non é solo per ragioni economiche se in Italia si fa poca ricerca nelle università e forse ancora meno nelle imprese: é per problemi che affondano le loro radici nella struttura organizzativa, nei criteri premianti, nella scala delle priorità. Per un centro di cultura progettuale come Interaction Ivrea, tuttavia i rapporti con il mondo dell’impresa e con quello universitario sono cruciali: come mantenere la propria identità senza chiudersi nell’isolamento della propria differenza? Dal lato del mondo delle imprese, abbiamo interposto tra l’associazione e l’istituto uno Steering Committee formato da personalità mondiali di questa disciplina, responsabile in piena autonomia di dare l’indirizzo scientifico, e di valutare il valore dei risultati. Dal lato del mondo universitario, viene adottato un rigoroso criterio meritocratico, nella selezione degli studenti – numero chiuso, rette costose, elevato numero di borse di studio -, in quella degli insegnanti – selezione internazionale, largo ricorso a visiting professor.

E’ di questi tempi la proposta di creare in Italia un grande centro di ricerca, con l’intenzione sottostante di promuovere il cambiamento attraverso lo stimolo di un esempio. Seppure su dimensioni totalmente diverse, e focalizzandoci su un unico settore di ricerca, abbiamo l’ambizione di svolgere la stessa funzione. Esclusivamente con capitali privati, e in tre anni siamo passati dalla definizione del progetto alla consegna dei diplomi agli allievi del primo biennio. E con il symposium appena terminato, iniziamo la seconda fase, quella della disseminazione del nostro progetto culturale: la “provocazione” continua.

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